Page 252 - La mirabile visione
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certo a chi nel testamento di Lamberto era dichiarato erede col
suo fratello Rainaldo in parti uguali col cugino Ostasio figlio di
Bernardino; a chi, morto Lamberto, era fatto subito Podestà, a
preferenza di quell'Ostasio. Egli era dunque assai autorevole, per
invitare il lettore; non era in vista e in grado tale, da dover
rifiutare il partigiano. Coltivava la poesia d'amore. Si sa che
proprio esso lo chiamò e accolse in Ravenna. Dunque è
verosimile che il dramma ultramondano d'amore, per il quale una
Francesca del suo sangue diventava una Elissa novella, fosse
preso da lui, per quel ch'era: una glorificazione.
E poi è non solo verosimile, ma vero. In una delle sue ballate è
riportato un verso, lievemente mutato, di quell'episodio:
E quando sono in più lontana parte,
più mi sovvien de 'l tuo piacente riso,
sì dolcemente ne 'l mio cor venisti,
per un soave sguardo che facisti
da' tuoi begli occhi, che mi mirar fiso,
sì che già mai da te non fia diviso...
Dove l'eco dell'episodio di Francesca non è solo in quest'ultimo
verso; ma nel riso, e, sopra tutto nel concetto del soave sguardo:
Per più fiate gli occhi ci sospinse. Le parole di Francesca erano
nel pensiero del suo nepote a cui parevano le formule necessarie
dell'amore che non s'estingue nemmen nella morte.
Ma forse ad alcuno si presenta un'ipotesi contraria: Guido
avrebbe conosciuto l'inferno e questo canto, e per questo avrebbe
amato e poi accolto il poeta. Ma tale ipotesi è da respingersi
subito. Dante, in vero, sarebbe stato profeta? avrebbe preveduto
l'invito e l'ospitalità dei Polentani, sì che esaltava e abbelliva,
tanti anni prima, una lor donna adultera? Perchè la intenzione
d'abbellire ed esaltare è manifesta. E poi si tenga sempre fermo
che il primo canto dell'inferno, ossia la pietra angolare del poema
non poteva esser deposta nelle fondamenta, se non quando al
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