Page 25 - La mirabile visione
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mescolata tra gli altri della sua etade (de' quali così maschi come
femine erano molti nella casa del festeggiante), servite le prime
mense, di ciò che la sua piccola età poteva operare puerilmente, si
diede con gli altri a trastullare". Come il drappo è del color
d'allora, così ritorna, nel sogno di Dante, anche l'atteggiamento
d'allora, della gentil bocca che si pasce. Ma la gentil bocca si
pasce ora di ben altro cibo; del cuore ardente del suo amatore. E
anche questo è verosimile, date le novelle allora diffuse de' cuori
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mangiati , e dato il fatto che, con la fanciulla così involta nel solo
drappo e tra le braccia d'alcuno, il cuore del sognatore batteva
forte e diceva d'esserci, e così chiedeva di entrare
nell'inconsapevole costruirsi della visione. Nei sogni (leggiamo
quel nostro libello!), nei sogni ciò che sente la nostra psiche
incosciente si proietta su questa o quell'imagine; ma tutto torna a
lei. È il nostro io che si sdoppia e fa tra sè e sè di grandi drammi
con molte persone. Così chiunque avesse nelle braccia la
fanciulla assopita, e chiunque le desse quel cibo da lei ricevuto
con ispavento, chiunque paresse essere quello che prima era
allegro e poi piangeva, era l'anima di Dante che provava la delizia
di quel peso e di quella stretta, e prima allegria e poi dolore.
E Dante propose di far sentir il suo sogno a tutti i servi
d'amore, e fece un sonetto nel quale raccontava la sua visione.
"Salute, o cuori innamorati, e ditemi il vostro parvente. Erano
passate tre ore della notte stellata, e a me apparve Amore.
Rabbrividisco nel ripensare come era! Era allegro, e teneva il mio
cuore in mano, e nelle braccia aveva la donna che amo, involta in
un drappo. E la donna dormiva, e Amore la destava, e le dava a
mangiare questo cuore che ardeva. E poi se ne andava
piangendo". Il giovinetto poeta introducendo quest'Amore...
Ecco, lasciamo parlar lui. "Potrebbe qui dubitare persona degna
da dichiararle ogni dubitazione, e dubitare potrebbe di ciò ch'io
19 V. nella Vita Nova di AD'Ancona (Pisa, Nistri 1872 e 1884) la nota in
proposito al cap. III.
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