Page 21 - La mirabile visione
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la speranza, e perciò la sapienza. Giacobbe non può impetrar
subito le nozze di Rachele; deve servire sette anni, dopo i quali ha
Lia, non Rachele. Lia si interpreta laborans, e ha gli occhi deboli,
e significa la tolleranza della fatica, la giustizia laboriosa, e
simili. Per aver Rachele, Giacobbe deve servire altri sette anni.
Questi ultimi sette anni s'interpretano per i sette precetti inclusi
nelle sette beatitudini. Ora Dante giunge alla sua Rachele, dopo
esser salito per le sette cornici del purgatorio e aver udita in
ognuna di esse una delle sette beatitudini. Le sette beatitudini
sono come opposte ai sette peccati. Ma codeste figurano i secondi
sette anni del servaggio di Giacobbe a Laban o di Dante a Lucia,
la quale porta il suo fedele alla porta delle sette cornici. I primi
sette? Quelli di Giacobbe s'interpretano come i sette
comandamenti di giustizia: Onora tuo padre etc. Quelli di Dante?
Dante nell'inferno ha veduti sette peccati, ai quali Virgilio riduce
tutto l'inferno: lussuria, gola, avarizia, peccato di color cui vinse
l'ira e che portarono accidioso fummo, malizia con forza o
violenza o bestialità, malizia con frode, malizia che trade. Questi
tre ultimi appellativi appartengono a una divisione filosofica delle
reità infernali, in incontinenza e malizia. Ora come l'incontinenza
comprende lussuria, gola, avarizia e quel quarto peccato detto più
sopra, così la malizia comprende, io ho dimostrato, i tre ultimi dei
peccati capitali: ira, invidia e superbia. E quel di mezzo è
l'accidia. Così Dante ha sostituito ai sette precetti di giustizia (che
sono, salvo il primo, divieti di peccare, Non... Non...), i sette
peccati capitali che sono contro i dieci comandamenti o precetti, i
sette peccati che ha opposti nel purgatorio alle sette beatitudini.
Queste coincidenze che non possono essere casuali, tra la
dichiarazione Agostiniana e lo schema Dantesco, ci licenziano a
ricavare, con le debite cautele critiche, dal passo di Agostino altri
lumi per l'interpretazione del poema sacro. E così noi, trovando
mirabile concordanza con altre opere del Poeta, Virgilio lo
speranza". (Par. 33, 10)
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