Page 16 - La mirabile visione
P. 16

mandare (e non mandò subito, chè l'altro rispose fraintendendo
           l'offerta), sono i primi dieci canti del paradiso in cui, a capo del
                                          12
           primo, suona, per non dir altro , appunto il peana che il Poeta
           nell'ecloga annunzia, e freme l'indignatio contro le umane voglie,
           la quale nell'ecloga lo fa prorompere in quell'annunzio glorioso.
              E non voglio tacere pur qui che il Boccaccio è, dall'Alighieri
           stesso, confermato verace in un'altra delle sue pretese novelle. La
           prima   radice   dell'amore   di   Paolo   e   Francesca   è   quale   il
           Boccaccio racconta. Sì: fu un inganno, fu una sostituzione di
           persona, che innamorò e poi perdè Francesca, come accese e
           trasse a morte Dido, nella cui schiera è la seconda e simile
           Elissa. Come Dido fu, inconsapevole, infiammata da Amore che
           aveva prese le sembianze d'un altro, da Amore che prima di
           venire a lei si era appeso al collo di Enea, da Amore che condusse
           lei e poi anche lui (per le imprecazioni di lei, però) alla morte;
           così  l'Elissa  novella  proclama  irresistibile l'Amore che prima
           s'apprese a lui, l'Amore che poi prese lei, l'Amore che infine perdè
           tutti e due: irresistibile a quello stesso modo: per qual ragione se
           non quella stessa, d'uno scambio di persona? Chè tutto, nei due
           fatti, corrisponde: le due coppie furono vinte da un punto in
           consimili circostanze: soli, in una spelonca, i due primi; soli, gli
           altri due, in luogo appartato. Ille dies!... quel giorno!... Oh!... non
           fu in una caccia la prima causa della morte e del mal perverso per
           Francesca: la caccia Dante la serbò per il dramma dell'odio che
           rassomiglia pur tanto a questo dell'amore !
                                                   13
              O Ravenna, è un sublime vanto il tuo! La tua natura, la tua
           storia, la tua tradizione, le tue chiese e la tua selva, tra, giova
           credere, la delicata ospitalità del tuo signore e, come è certo, la
           affettuosa   familiarità   di   tuoi   abitanti,   indigeni   e   forestieri,
           aiutarono  (e sarebbe stato assai non impedire)  la grandissima
           opera. Persino la tua postura "sulla marina dove il Po discende"
           12   Vedi a pag. 240 sgg. e a pag. 581 sgg.
           13   Vedi Aen. I 716 sqq. IV 165 sq. 169 sq. Vedi nel mio libro a pag. 271 sgg. e
              283 sgg.


                                          16
   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20   21