Page 12 - La mirabile visione
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vergine, e fu Marta e Maria, e fu attiva e contemplativa, e
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guerriera e religiosa, e fu insomma la grande arte imperiale per
cui si deve congiungere "la filosofica autorità colla imperiale, a
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bene e perfettamente reggere" . E fu figlia di Donna Beatrice; e
nella divina foresta invero è a Beatrice come ancella rispetto a
signora, e come (è così nel Butense, II p. 823) "filliuola" rispetto
a madre. Oh! non credo io che per Dante la giovine e bella
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coglitrice di fiori e cantatrice di salmi fosse la vecchia contessa,
più di quello che la sua Beatrice fosse colei che quamvis peccatrix
est domna vocata Beatrix, più di quello ch'essa medesima, la
Musa ossia la propria arte e scienza di Dante, alla quale giunse
con lo studio, sia il Musaeus, del quale pur ella tiene il posto.
Ella è una creatura ispirata da questi ricordi etimologici, poetici,
storici, che Dante ha fusi insieme in un sincretismo così
spontaneo che sembra miracoloso. Pensò egli prima alla radice
math- (e forse a eld- o a Eden), o alla persona storica di
Matelda? Il fatto è che il Poeta volle, per il Musaeus di Virgilio,
una Musa, cioè l'arte, cioè la propria scienza di ognuno che,
guidato dallo studio, arrivasse alla cima; la poesia specialmente,
per lui, perchè vi arrivava esso, poeta; e l'arte di governare i
popoli, specialmente per lui, perchè esso arrivava là, e sarebbe
salito anche più su, e sarebbe tornato, e avrebbe aperto la bocca,
in pro' del mondo che mal vive. Ora vide egli al suo nome di
Matelda, arte gioconda, rispondere con tanta consonanza il
ricordo storico di Matelda, figlia appunto (e qui pare il miracolo!)
d'una domna Beatrix, e attiva insieme e contemplativa, e nipote
4 Co. 4, 9.
5 Co. 4, 6. E si legga ciò che segue: "Oh miseri, che al presente reggete! e
oh miserissimi, che retti siete! che nulla filosofica autorità si congiugne
colli vostri reggimenti nè per proprio studio, nè per consiglio". Essi non
furono addotti dal proprio studio all'arte lor conveniente. Sull'arte leggi
tutto il Cap. 9.
6 Mi pare che sia naturale interpretare che Matelda cantasse (Pur. 28, 41)
appunto il salmo Delectasti a cui poco dopo ella si riferisce (ib. 80).
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