Page 245 - La mirabile visione
P. 245
sebbene l'uno e l'altro avessero cagione di questa vendetta contro
la madre avara e contro la moglie infida. E, come Didone ha nella
selva il suo Sicheo che risponde a' suoi affanni e al suo amore,
così Francesca, nel luogo d'ogni luce muto, ha con sè il suo
Paolo, che mai da lei non sarà diviso. E sono anime offense
queste, come offensa è Didone; ed Enea narra piangendo, che fu
per un fato imperioso, e Francesca narra piangendo, che fu per un
222
ineluttabile amore .
Chi potrebbe, o avrebbe potuto, recarsi a vergogna d'avere in
tali nuovi lugentes campi una donna della sua schiatta? una
sorella di suo padre, morta da già molti anni (vedremo quanti)?
d'averla distinta, come è evidente, da altre peccatrici o peccatori
volanti in globo confuso come stornelli al venir dell'inverno; e
messa invece in una riga ordinata e canora di gru? e in
compagnia, contando insieme le due specie di dannati, soltanto di
regine, d'eroine, d'eroi antichi e nuovi, Semiramide, Didone,
Cleopatra, Elena, Achille, Paris, Tristano? e nominata, esso, lei
sola (Paolo è taciuto e tace) tra più di mille, che Virgilio nomina a
Dante?
Chè Dante, dopo ch'ella ha detto brevemente la la patria, il suo
amore, la sua fine, Dante sa qual nome darle: Francesca, i tuoi
martiri... E questa circostanza non è da passarsi senza esame.
Dante impara a conoscere gli altri peccatori perchè Virgilio glieli
nomina.
Vidi Paris, Tristano. E più di mille
ombre mostrommi, e nominolle, a dito,
ch'Amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e i cavalieri,
pietà mi vinse...
222 Aen. VI 440 sqq.
245