Page 242 - La mirabile visione
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ascende al paradiso, se non dopo essersi mondato delle macchie
di tutti e sette i peccati capitali. E così egli "apre la bocca" come
piuttosto un paciaro che un giustiziere, dicendo il fatto suo a tutti,
a ricchi e poveri, signori e sudditi, chierici e laici, più
scagliandosi, come di sì fatti predicatori era costume, contro i
ricchi i signori e i chierici, che contro gli altri.
Ma facciamo pure la sua parte anche alla passione d'amore e
d'odio. Ebbene nel fatto della Romagna, dei Romaguoli, dei
Polentani e dei loro congiunti, ravvisiamo più l'amore che l'odio.
Non si chiamano imbastarditi, se non quelli che furono nobili;
non si abomina la guerra che è nei cuori anche quando non è
palese, se non per affetto alla regione che ne è straziata o
minacciata. E tiranni diceva Dante signori che d'essere chiamati
tiranni non isdegnavano, essi che prediligevano e assumevano e
ritenevano tali nomi come Malatesta, Malabocca, Malvicino,
Demonio, e simili. Oh! volevano esser tenuti piuttosto forti che
buoni! Quanto ai Polentani, sono sì accomunati agli altri tiranni;
ma la loro aquila è posta in altro atteggiamento che le altre bestie,
araldiche o no, che sono i mastini e il leoncello, gli uni dai denti
così aguzzi e l'altro dalla parte così mutabile. L'aquila cova, e
sebbene ella sia predatrice e abbia fatta una preda di Cervia, pur
non si dice se non ch'ella ricovra sotto la sua ombra quella terra.
Così non è accennato se non il dominio, e magari la protezione,
nelle parole con cui si designano gli Ordelaffi, forse ospiti di
Dante:
La terra che fe già la lunga prova 218
e di Franceschi sanguinoso mucchio
sotto le branche verdi si ritrova.
Or non è significativo che esprima con ben diverse parole la
218 L'edizione presente in Progetto Manuzio (a cura di Giorgio Petrocchi,
Mondadori 1966-67 riporta il verso come : "La terra che fé già la lunga
prova". Nota per l'edizione elettronica Manuzio
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