Page 239 - La mirabile visione
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quando rimembro con Guido da Prata
                     Ugolin d'Azzo, che vivette nosco.

                     Federigo Tignoso e sua brigata,
                     la casa Traversara e gli Anastagi,
                     e l'una e l'altra gente è diredata;


                     le donne e i cavalier, gli affanni e gli agi,
                     che ne invogliava amore e cortesia,
                     là dove i cuor son fatti sì malvagi.

                     O Brettinoro, chè non fuggi via,
                     poichè gita se n'è la tua famiglia,
                     e molta gente, per non esser ria?

                     Ben fa Bagnacaval che non rifiglia;
                     e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,
                     che di figliar tai conti più s'impiglia.

                     Ben faranno i Pagan, da che 'l Demonio
                     lor sen girà; ma non però, che puro
                     giammai rimanga d'essi testimonio.

                     O Ugolin de' Fantoli, sicuro
                     è il nome tuo, da che più non s'aspetta
                     chi far lo possa, tralignando, oscuro.

           Difficile è dare a intendere a sè medesimo che tali notizie Dante
           acquistasse altrove che appunto nel paese che è

                     tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno.


           Ebbene codesti versi sono del XIV del Purgatorio (v. 81). E farà
           pensare   la   risposta   che   Dante,   come   latino,   dà   a   Guido   da
           Montefeltro, che ha domandato "se i Romagnoli han pace o
           guerra".


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