Page 236 - La mirabile visione
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quel vernacolo con la conoscenza più particolare di chi ci vivesse
           in mezzo, e non ragionasse per sentita dire. Se si vuole, anzi
           Dante   non   ne   ragiona   giusto,   trovandolo  muliebre...   propter
           vocabulorum et prolationis mollitiem. Per quanto anche oggi i
           Forlivesi parlino con tal quale mollezza, pure e il loro e quello
           degli altri romagnoli merita piuttosto gli aggettivi che Dante
           applica al vernacolo contrario: vócabulis accentibusque hirsutum
           et hispidum. (1, 14) E in questo medesimo capitolo è una frase
           che può far sospettare che di coteste cose Dante avesse notizia
           solo   indiretta:  horum   aliquos   a   proprio   poetando  divertisse
           audivimus,   Thomam   videlicet   et   Ugolinum   Bucciolam
           Faventinos. Si può credere che chi gli parlò di questi due poeti
           Faentini, lo informò anche del divario tra il volgar di Ravenna e
           quel di Faenza.
              "Nella   Comedia"   usiamo   le   parole   di   Corrado   Ricci   "la
           Romagna   occupa   una   parte   essenziale,   che   dimostra   quale   e
           quanta conoscenza avesse il poeta di quella regione. Tutte le città
           e i castelli d'una certa importanza, come Ravenna, Ferrara, Forlì,
           Rimini, Faenza, Cesena, il Montefeltro, Bagnacavallo, Bertinoro,
           Castrocaro,   Cervia,   Cunio,   S.   Leo,   Verrucchio,   Marcabò,
           Medicina ecc. vi si trovano ricordati; così i fiumi principali come
           il Lamone, il Santerno, il Savio e il Montone; e le famiglie nobili
           e   potenti   degli   Anastagi,   dei   Traversari,   dei   Manfredi,   dei
           Polentani, dei Malatesta, degli Ordelaffi, dei Pagani, degli Onesti
           ecc., di alcune delle quali designa gli stemmi e le imprese. Vi si
           trova inoltre il ricordo di Guido del Duca, di Pier Traversaro, di
           Pier Damiano, di Pier degli Onesti e di Pier da Medicina, di
           Guido da Prata, di Guido Bonatti e di Guido da Montefeltro;
           dell'arcivescovo Bonifazio, di Rinier da Calboli, di Giovanna da
           Montefeltro, di Federigo Tignoso, di Lizio da Valbona, d'Arrigo
           Mainardi, di Tebaldello, d'Alberico  dalle frutta del mal orto;
           d'Obizzo da Este, di Montagna, d'Ugolino dei Fantoli, di Pagano
           Mainardi e di tanti altri, in ispecie appartenuti alle famiglie ora



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