Page 231 - La mirabile visione
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insanis, inquit, tua cura,  qua, stulte, quid insanis, inquam, tua
           cura; là nostri labores, qua hominum superumque labores. E si
           chiudono   col   notare   la   contemporaneità   d'una   altra   azione
                                                                        200
           pastorale o casareccia: là si tesse l'ibisco, qua si cuoce il farro .
           Si parla, nell'ecloga virgiliana, di Arcadi, soli cantare periti; nella
           Dantesca, di Mopso, che è un Arcade, perchè dimora nel Menalo,
           e che, oltre a essere dichiarato, col nome stesso, divino poeta, e
           buono a  calamos inflare leves  al par d'un altro che è buono a
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           dicere versus . (Dante ne ricorda appunto gl'inflatos calamos,
           con ciò sottintendendo i propri relativi versus); è detto parimente
           un de' pochi o il solo, in tanto vanir dell'onore e persin del nome
           de' vati. Ma sopra tutto c'è nell'una e nell'altra una gran promessa
           di canti sublimi: Ibo et Chalcidico... nell'una; Quantos balatus!...
           quum   mundi   circumflua   corpora...   nell'altra.   E   sopra   anche
           questo, c'è nell'una e nell'altra il pensiero tristo e pio dell'esilio:
           procul a patria... nella prima; patrio, redeam si quando... Sarno,
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           nella seconda . Or bene l'idea madre dell'ecloga epistolare di
           Dante è in questi versi della Virgiliana :
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                     Stant et oves circum, nostri nec poenitet illas,
                     nec te poeniteat pecoris, divine poeta:
                     et formonsus oves ad flumina pavit Adonis.


           Chè con tali versi sentiva Dante scusata l'inferiorità d'un genere
           poetico. Ed egli, così, designa con l'ovis gratissima  un genere
           poetico inferiore a quello coltivato da tale a cui lenta boves per
           gramina ludunt, e cui possono seguire armenta . Così invece di
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           200   Ecl. X 15 e 56, 9, 7, 30, 78, 14, 1, 64, 22, 65, 72. E bisogna ricordare che
              c'è saturantur capellae al 30. E i due versi dolcissimi Hic gelidi fontes sqq.
              (42 sq.) sono alla meglio imitati nella descrizion de' pascua di Mopso.
           201   ib. 32; V 1 sq.
           202   X 50, 46. E della morte: 33.
           203   Ecl. X, 16 sqq. L'ecl. si legge: 2.
           204   Ecl. I di Dante, v. 18, 21.


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