Page 229 - La mirabile visione
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stende le mani alla fronda Peneia ; ora potrà chiamarsi
trionfatore; ora potrà dirsi "poeta", nel senso intero e puro, senza
restrizioni di sorta. E in verità, quando "l'aringo" sarà percorso
per buona parte, "poeta" si proclamerà. (Par. 25, 8) In tanto, al
principio della cantica sublime, intuona il peana.
Sì: peana. Dante sa che il peana è canto di trionfo, e che è
rivolto ad Apollo, come altre grida a Bacco. (Par. 13, 25) Ed egli
che l'alta tragedia sapeva tutta quanta, aveva letto che cosa
cantassero nell'Elisio, tra un odorato bosco di lauro, i vati pii... et
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Phoebo digna locuti . Cantavano in coro il peana. La protasi del
paradiso amplifica e spiritualizza codesta imagine virgiliana. Egli
spera la fronda peneia; perchè la materia è tale che nessun altro
poeta può essere più pio di chi tratta quella; e tutti quei versi
riescono a dire che Febo deve ispirare esso, se il canto ha da
essere degno (Par. 1, 27) di Febo. Ora vogliam credere, che qui
Dante alluda a una vera e propria laurea solenne o modesto
convento nella umile terra nostra? Il peana qui intonato si afferma
poi nel centro dei tre canti delle tre virtù teologali, cioè nel
proprio luogo della pietas , nel canto della speranza, per cui fu
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salvo , che è il vigesimo quinto, preceduto e seguito dai canti
della fede e della carità. Qui, dunque, proclama: (25, 7)
Con altra voce omai, con altro vello
ritornerò poeta, ed in sul fonte
del mio battesmo prenderò il cappello.
Egli è Stato tre volte cinto e benedetto per la fede: è
194 Fa impressione vedere nell'epistola di Giovanni d. V. Peneis... sertis. Non
sembra quest'esordio del Paradiso una risposta al Bolognese? Si potrebbe
credere a un rimaneggiamento della protasi, dopo ricevuta l'epistola, nel
mandare i decem vascula.
195 Aen. VI 662.
196 Vel. pag. 408.
197 Pag. 18: La speranza de' beati.
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