Page 225 - La mirabile visione
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           tanto abbonda di latte (sotto una gran rupe ora rimastica  le erbe
           che già brucò) che non va col gregge, che non è avvezza ad alcun
                                                                        191
           chiuso, che suol venire da sè, nè mai a forza si lascia mungere ;
           questa io mungerò e del suo latte empirò dieci vasi per mandarli a
           Mopso. E tu intanto bada ai capri che cozzano, e impara a mettere
           i denti nelle dure croste del pane. - Così cantavamo io e Melibeo
           sotto una quercia, mentre nella casetta ci si coceva il farro".
              Che   si   ricava   dall'Ecloga?   Questo,   a   parer   mio.   Dante
           interpreta che Giovanni del Virgilio lo abbia invitato a fare alcun
           canto epico in latino. Di ciò, a detta di Giovanni, è per venirgli la
           gloria che invano aspetta dal suo pur bel poema volgare. E Dante
           esclama, nella sua finzione bucolica: Quando canterò laureato il
           mio peana, sentirai che belati per i colli e i prati! Queste parole le
           mette fuori indignatio. Perchè questa indignazione? La poesia è
           senza onore, ha detto prima: io, dice ora con empito di ribellione,
           le lo renderò! Non ci lasciamo qui fuorviare dal travestimento
           bucolico delle idee, per il quale, ad esempio, il sermone o la
           epistola del poeta bolognese diventa una serie di  modulamina.
           Può stare che siano ecloghe pastorali quelle che devono far belare
           di gioia i colli e i prati; che queste ecloghe, delle quali una è la
           presente, debbano restituire l'onore ai poeti e alla poesia, non può
           stare. Che  Dante lo dica al "poeta" del Virgilio, non può stare.
           Che Dante dica d'intonare il peana, laureato per queste ecloghe
           latine, esso che stava per finire il poema sacro, esso a cui s'erano
           chiesti canti epici, non può stare. Non sta. Nel fatto soggiunge: A


              bucolica di Dante!
           190   Ha finito il purgatorio: lo rumina. Si spieghi, se la pecora è il bucolicum
              carmen, in che modo ora rumini.
           191   Numquam vi poscere mulctram. Il senso mi pare quel che ho dato io; ma la
              lettera porterebbe ad altro. Si capisce che Dante ha voluto dire  sponte,
              iniussa]. Ora si spieghi questa gran facilità di mungere la poesia bucolica; e
              si abbia la mente a quel che dice prima sul gran pallore di Mopso. Si
              spieghi ancora come possa Dante credere di assecondare il bolognese che
              gli aveva chiesti carmi epici, mandandogli bucolicum carmen.


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