Page 221 - La mirabile visione
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DECEM VASCULA
E poi lo sappiamo da lui medesimo, quanto tempo metteva nel
comporre i canti del suo poema.
Egli aveva compito l'inferno e il purgatorio. Giovanni del
Virgilio conosceva le due cantiche, delle quali un episodio a
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principio dell'una e un altro alla fine dell'altro, tutti e due
riguardanti poesia antica e poeti antichi , ricordava in una sua
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epistola latina a Dante. In essa accenna al primo, dicendo
Praeterea nullus, quos inter es agmine sextus,
che è il ricordo del noto "fui sesto"; e mostra col verso seguente,
nec quem consequeris caelo,
che è Stazio, sì di conoscere l'ultima parte del purgatorio, e sì,
forse d'ignorare il paradiso, in cui non è più parola di Stazio,
mentre a me pare che Giovanni si figurasse che dovesse aver
qualche parte nell'ultima cantica. Come che ciò sia, il buon
verseggiatore bolognese nomina bensì gli epiphoebia regna; chè
certo sapeva che ai due regni terrestri doveva tener dietro il
celeste, ma non dice di esso alcuna particolarità, quale dice dei
due primi. In quell'epistola il verseggiatore incuora il Poeta (così
175 Vedi su tale questione FNovati, Indagini e Postille Dantesche, pag. 39 sgg.
Egli nega ciò che io torno a confermare. FD'Ovidio in Studii sulla Divina
Commedia assente in tutto al Nevati, che gli ha "bene aperti gli occhi", e
agli altri augura "non li tengan chiusi per forza". Questo riporto, perchè il
lettore stia sull'avviso.
176 Può questa coincidenza d'argomenti nei due passi accennati persuadere
alcuno, che Giovanni non conoscesse le due cantiche per intero, ma avesse
avuto sentore o notizia di quei due luoghi soli, che attestavano la cultura
antica di messer Dantes Alagerii.
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