Page 217 - La mirabile visione
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ossia malizia, in una parola sola, o ingiustizia, in altra parola, che
copriva il mondo! E allora doveva invocare contro essa qualcuno
che fosse molto diverso dal buon Arrigo: tanto fiero da far morire
con doglia la bestia malvagia, tanto corrente da cacciarla per ogni
villa, tanto possente da rimetterla all'inferno!
Tanto è verosimile. E ci sono ragioni per aiutare la
verosimiglianza, e non ce ne sono per diminuirla.
Invero, a figurare il salvatore in un cane, il Poeta può essere
stato confortato (non dico ispirato) dall'essere Cane il nome dello
Scaligero costituito nel 1312 vicario imperiale a Vicenza, e già
dal 1311 signore unico di Verona; intorno a cui, fa molto sognare
la reticenza di Cacciaguida: (Par. 17, 91)
"E porteraine scritto nella mente
di lui, ma nol dirai..." E disse cose
incredibili a quei che fien presente.
Quali cose disse Cacciaguida all'orecchio di Dante? Ossia
quali incredibili cose volle Dante significare (non forse a Cane
stesso?) d'aver pensate di quel signore? Il primo rifugio di Dante
dopo il bando fu Verona, e la casa del gran Lombardo. Vide in
essa Can giovinetto. Che del gran Lombardo e della sua casa
avesse allora a lodarsi, non pare. Nel Convivio, avanti di scrivere
il primo canto della Comedia, dice, o di quel gran Lombardo, o
del fratello di lui come di Can Grande: "e Albuino della Scala
sarebbe più nobile, che Guido da Castello di Reggio; che... è
(cosa) falsissima". Dopo, si ricredè, avendo riveduto, come
parrebbe dalla epistola a Can Grande, s'ella è autentica, il
giovinetto divenuto principe di gran virtù
in non curar d'argento, nè d'affanni,
(come appunto il veltro, che non ciba peltro, ma virtù, nel
cacciare per ogni villa la lupa), o anche, non avendolo riveduto di
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