Page 208 - La mirabile visione
P. 208

Comedia fosse sin d'allora disegnata sino al paradiso, e fosse
           condotta innanzi insieme col Convivio che ne è, quanto a materia,
           il duplicato, e, quanto a forma, la contradizione. Che sin d'allora
           Dante cercasse e trovasse contro Bonifazio gli argomenti che gli
           avevano   a   valere   contro   Giovanni,   e   mettesse   in   Alberto   le
           speranze che doveva poi mettere, e invano anche questa volta, in
                                             158
           Enrico, è ragionevole supposizione .
              Nel libro terzo Dante entra nella vera battaglia. La giustizia lo
           assicura in faccia ai leoni. (M. 3, 1) Egli si arma, per difendere
           contro il papato i diritti dell'impero, delle parole di S. Paolo, e
           indossa la lorica della fede. Si arma delle parole di David, e si
           dichiara giusto e non timido amico del vero, nell'assumersi di
           essere giudice tra il Romano Pontefice e il Romano principe. E
           così dichiara che l'argomento de' due luminari non è conveniente,
           perchè Dio fece il sole e la luna avanti l'uomo; e poi la luna per
           l'essere non dipende dal sole, nè la sua virtù trae tutta dal sole,
           avendo luce anche di per sè: la luna ha dal sole perfezione di
                159
           virtù .     Così   distruggendo   altri   argomenti   tratti
           dall'interpretazione mistica delle scritture e da detti dei Vangeli,
           passa a mostrare che Costantino non poteva alienare l'impero, nè
           la chiesa acquistarlo. Non ammette egli che, perchè eccellente è
           l'unità, tuttavia si debbano i due, papa e imperadore, ridurre a
           uno. Torna a dimostrare che l'autorità imperiale dipende dalla
           sommità di tutto l'essere, che è Dio. Afferma che la chiesa non ha
           virtù di dar autorità al principe Romano, perchè tale autorità non


           158   In questo senso mi par di accettare l'idea di IDel Lungo.
           159    Nella   Comedia   (Pur.   16,   107)   rettifica,   e   dice   che   anche   l'autorità
              temporale è un sole. Nel vigesimo dell'inferno (v. 127) ha seguito l'idea o
              imagine della Mon. che quell'autorità si raffiguri nella luna. Con l'ipotesi e
              il calcolo che si leggeranno nei cap. seguenti, Dante alla fine del 1317 si
              sarebbe trovato a comporre, su per giù, il diciottesimo del purgatorio. C'è
              da credere che nel tempo stesso che, in ossequio alla tradizione, manteneva
              nel terzo di  Monarchia  l'imagine della luna imperiale, nella Comedia la
              facesse correggere quasi dispettosamente da Marco Lombardo.


                                         208
   203   204   205   206   207   208   209   210   211   212   213