Page 191 - La mirabile visione
P. 191

l'universo? E avrebbe relegata la trattazione di tal genere poetico
           al libro quarto, in cui oltre quel delle ballate e dei sonetti, avrebbe
           compreso, come un serventese qualunque, la comedia, tra alios
           illegiptimos et irregulares modos? Insomma, e scritta e scrivendo
           la Comedia, Dante sapeva quel che faceva e avea fatto. E il
           trattato   d'eloquenza   o   fu   composto   prima   d'intraprendere   il
           poema, perchè il Poeta non sapeva allora quel ch'egli avrebbe
           fatto; o fu composto, dopo compiuto il poema; e allora egli
           avrebbe dichiarato di non aver fatto nulla di buono. Il che non sta.
              Nel poema egli dice comedia il suo, e tragedia quello del suo
           duca.  Certo  in  tali   appellativi  vi   è  alcun  ricordo  di   ciò  che
           assevera e insegna nel Trattato d'eloquenza; ma si intuisce che la
           ragion precipua non è quivi, come non è nella lettera a Can della
           Scala: perchè abbia lieto fine e perchè sia scritto in lingua che
           anche le femminette parlano: è nel confronto e nella proporzione
           tra il poema volgare e il poema latino, la ragion precipua. Come
           egli   non   chiama   tragedie   le   sue   canzoni   (io   sì,   per   brevità)
           sebbene scritte in istile tragico, così, solo per essere in lingua e
           stile comico, mettendo che il tutto sia in tale stile e lingua, non
           avrebbe chiamata comedia la Comedia. Comedia dice Dante la
           sua Eneide (Eneide, per le due prime cantiche; nell'altra, ascende
           e trascende), per modestia; perchè simile e pur tanto, a suo dire,
           inferiore all'altra Eneide, che è tragedia: tragedia, per eccellenza.
           Or questo concetto non è nel libro d'eloquenza; perchè in esso
           della possibilità d'un poema volgare non è nemmeno il sospetto.
           Infine, il trattatista dell'eloquenza è pieno del suo disegno di
           filosofare per canzoni e di filosofare prosaicando, in volgare. Le
           due  opere,  dell'eloquenza   e  del   Convivio,  erano  tirate  avanti
           insieme, a rinforzo l'una dell'altra, col fine, anche, di far vedere
           che il prosatore volgare del Convivio poteva anche proseggiare in
           latino; tanto insieme condotte, che tutte e due si fermarono a un
           certo punto, arrestate dalla medesima cagione. Non c'era più
           bisogno del trattato d'eloquenza volgare, quando non si aveva più



                                         191
   186   187   188   189   190   191   192   193   194   195   196