Page 188 - La mirabile visione
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in tal guisa un altro libro, nel quale sia per parlarne. A ogni modo,
questo non sarebbe la Comedia, nella quale è, sì, Beatrice viva
della sua vita immortale, ma tale che manda e si mostra a Dante
vivo, sebben morto di morte mistica; mentre in quel capitolo del
Convivio esso Poeta non si aspetta di riveder Beatrice, se non
passando veramente ad altra vita migliore. (Co. 2, 9) Nello
scrivere il Convivio, è mosso da timore d'infamia; d'infamia "di
tanta passione avere seguita". Come, scrivendo ciò, poteva avere
in mente la Comedia in cui confessasse di aver seguita veramente
quella tanta passione? Come poteva pensare alla Comedia, in cui
"quella tanta passione" si riducesse a un inganno dell'animo? E a
scrivere il Convivio, era anche mosso dal desiderio di dottrina
dare. Come poteva egli aver cominciata o non avere già rifiutata
quella Comedia, in cui era per mettere tanta dottrina? E
pietosamente e rimessamente parla del suo bando: "Poichè fu
piacere de' cittadini della bellissima e famosissima figlia di
Roma, Fiorenza, di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno (nel
quale nato e nudrito fui fino al colmo della mia vita, e nel quale,
con buona pace di quella, desidero con tutto il cuore di riposare
l'animo stanco e terminare il tempo che m'è dato), per le parti
quasi tutte, alle quali questa lingua si stende, peregrino, quasi
mendicando, sono andato...". (Co. 1, 3) Tra le canzoni ch'egli è
per imbandire col pane orzato del suo comento, è, come ho detto,
forse quella che dice:
l'esilio che m'è dato onor mi tegno.
Comunque il pane avesse menomato l'agro sapore della vivanda,
noi vediamo che Dante, che desidera ardentemente il ritorno, non
l'avrebbe implorato con viltà. Avrebbe adoperato come nella
Comedia, la quale, piena di aspre contumelie alla patria e ai
cittadini, contiene pure, molto in là, quasi come conchiusione
personale, la speranza che il poema sacro vinca la crudeltà dei
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