Page 186 - La mirabile visione
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professato di rialzar sè stesso in faccia a "quasi a tutti gl'Italici", e
           accennato pietosamente di tornare, "con buona pace" di Fiorenza,
           a "riposare l'animo stanco e terminare il tempo che gli era dato"
           nel dolcissimo seno della sua patria. (Co. 1, 3) Egli parla di sè,
           come d'uomo che "per alcuna fama" potesse essere da quelli a cui
           andava "per le parti quasi tutte, alle quali questa lingua si stende",
           imaginato in altra forma, che quella d'un peregrino mendico. E
           questa alcuna fama era per certo procacciata, oltre che dagli uffizi
           esercitati nella sua patria, come priore e ambasciatore, e da ciò
           che, nei primi tempi dell'esilio, aveva operato con gli altri esuli e
           solo;  anche  e  specialmente,  come  si  scorge  dall'accenno alla
           lingua,   dalle   sue   rime.   Di   che   abbiamo   testimonianza   nella
                                                                      146
           divulgazione così rapida della sua canzone Donne che avete , e
           del suo libello di Vita Nova, come scorgiamo dallo studio con cui
           ora egli ne parla. Egli scusa col fatto che "certi costumi sono
           idonei e laudabili a una etade, che sono sconci e biasimevoli ad
           altra", il fervore e la passione di quell'operetta. (Co. 1, 1) Ed è
           notevole che non mette innanzi per la Vita Nova l'interpretazione
           allegorica, che le sarebbe stata ben più valevole scusa. Ma egli
           crede che infamia gli sarebbe venuta, se gl'italici avessero creduto
           a quella tanta passione che era nelle canzoni scritte dopo la Vita
           Nova, nè solo perchè composte in altra età che quella in cui tanta
           passione   è   scusabile,   ma   perchè   contradicevano   al   grande   e
           poetico amore per l'angiola. È manifesto che la fama sua e il
           consenso degli animi egli vedeva causati da quelle rime così
           ardenti e pure; e che credeva, se non vedeva, che le altre rime
           d'amore   che   aveva   composte   o   veniva   componendo,   non   si
           lasciassero   ammirare   ed   amare,   perchè   trovavano   i   cuori
           preoccupati   dall'imagine   e   quasi   dall'amore   di   quell'angiola
           giovanissima. Così succede: succede che e la prima e più fresca e
           ingenua opera d'un autore sia guardata con gelosa cura dall'animo


           146   Vedi nota a pag. 49. E leggi tutto il discorso di GCarducci, Della varia
              fortuna di Dante.


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