Page 189 - La mirabile visione
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suoi banditori. (Par. 25, 1) Il medesimo fine, diremo, pratico,
           perseguì   Dante   coi   medesimi   mezzi,   in   vita   sua,   e   con   la
           medesima libertà di sentire e parlare. Ora può essere che avesse a
           mano i due mezzi nel tempo stesso? che mentre preparava il
           Convivio, e che doveva essere di XV trattati, un'enciclopedia, a
           dirittura, di vita attiva, avesse in mente anche la Comedia, altra
           enciclopedia e di vita attiva e di contemplativa, poema immenso,
           senza dubbio, ma che poteva esser dato fuori per particole? Non
           avrebbe messe tutte le fatiche in compiere una cantica, almeno, di
           questa? Non avrebbe dato il suo tempo tutto alla Visione, che per
           avere Beatrice a capo, sarebbe stata più a grado dei lettori di
           quella Vita Nova, a cui derogare non voleva? E come, avendo
           assunta   una   così   fatta   impresa,  da   non   pigliarsi  a   gabbo,   di
           descriver fondo a tutto l'universo, poteva pensare a tale altra
           enciclopedia, la cui prosa, così nuova, non doveva costare meno
           tempo e fatica che le sottili e aspre e artificiosissime rime? E tutto
           questo è avvalorato dal sospetto che al Convivio, il quale doveva
           constare di quindici trattati, il Poeta desse una certa fine, sia pur
           provvisoria, facendo così ampio e comprensivo l'ultimo trattato. Il
           che possiamo indurre facesse per il suo intento di tornare in
           patria. Ora questo medesimo intento poteva figurarsi d'avere a
           ottener meglio pubblicando la prima cantica del poema; se l'aveva
           già cominciato, se l'aveva ancora in mente, se non ne aveva
           ancora deposta l'idea.
              Dante non pensava alla mirabile Visione da tanti anni veduta,
           non   pensava   alla   divina   Comedia,   che   di   lì   a   poco   doveva
           intraprendere, non ci pensava più, non ci pensava ancora, quando
           apparecchiava "il generale convito" di ciò che sino ad allora
           aveva mostrato. (Co. 1, 1) E così non ci pensava, poi e ancora,
           quando, scrivendo il Convivio, disegnava e in parte faceva l'altro
           libro di volgare eloquenza. (Co. 1, 5) Invero non è possibile, che,
           avendo   in   mente   il   poema   sacro,   ed   è   inconcepibile,   che,
           avendolo già cominciato e condotto avanti, egli esponesse le



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