Page 185 - La mirabile visione
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che interrompendo il Convivio, Dante all'ultimo trattato affidasse
molte idee destinate da prima ai Trattati che dovevano seguire.
Esso è infatti quasi il doppio, per estensione, del precedente, e più
del doppio dei due primi. Probabilmente i tre trattati sulle tre
canzoni, che aveva già composti nel 1309, quando morì re Carlo
secondo, il quale è accennato come vivo, (Co. 4, 6) e prima
ch'egli avesse sentore dell'elezione d'Arrigo di Lucimburgo, (ib.
4, 3) giudicò sufficiente al suo fine di mostrare il suo valore; e
scrisse intorno al 1310, quando la sua giovinezza andava
trapassando, secondo le sue teoriche, ed era, secondo la verità,
trapassata, il proemio col quale l'opera si presentava assai
organica e compiuta.
Nè certo in tutto questo tempo, dal trecento al trecento dieci
pensava più alla mirabile visione. Il pane ch'egli imbandiva agli
uomini non era il pane degli angeli: era qualche briciola caduta
dalla mensa alla quale si era voluto sedere e ora non sedeva più. E
sè non dimenticava, e per i miseri erranti alcuna cosa riservava.
(Co. 1, 1)
XVI.
LEGNO SENZA VELA
Di questo nuovo decennio della sua vita, l'anno centesimo e il
seguente distolsero certo il Poeta da ogni utile studio. Poi dal
gennaio del trecentodue egli cominciò a errare per l'Italia, sulle
prime, come è verosimile, ansioso per troppo corte speranze, poi
afflitto dalla dolorosa povertà che lo faceva, secondo il suo
sentimento, vile apparire agli occhi di quelli a cui nel suo
peregrinare e quasi mendicare si presentava. Dopo qualche anno
egli si diede a mettere insieme un libro, con l'intendimento
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