Page 180 - La mirabile visione
P. 180
partì; per seguire onesta e laudabile via e fruttuosa, come nel
quarto dell'Eneida è scritto!" (Co. 4, 26) La giustizia sarebbe stata
l'argomento della penultima canzone. "Di questa virtù innanzi
dirò più pienamente nel quattordecimo Trattato". (Co. 1, 12) "Di
Giustizia nel penultimo trattato di questo libro si tratterà". (Co. 4,
27) Tale canzone sembra ci resti, e sarebbe quella che comincia
Tre donne intorno al cor mi son venute, la quale per le difficoltà
allegoriche ond'è avviluppata, è naturale che porgesse occasione a
ragionare della forma allegorica. Poichè Dante dice anche:
"Perchè questo nascondimento fosse trovato per li savii, nel
penultimo Trattato si mostrerà". In essa canzone, quella delle tre
donne che è madre e ava delle altre due, si chiama Drittura; delle
altre due non è detto il nome. E così, ritenendo che l'eutrapelia
entri nella canzone Poscia ch'amor, non vi si legge però quel
nome, nè si legge il nome di liberalità nella canzone, Doglia mi
reca.
Ne deduciamo che tenendo il numero di undici, Dante
nascondeva per altro, in suo modo faticoso e forte, la congruenza
delle virtù sue con quelle dell'Etica. E così non ci meraviglieremo
che anche in un'altra, la quale possiamo attribuire al Convivio,
quella che comincia, Io sento sì d'amor la gran possanza, sia, per
esempio, la virtù che è chiamata Amativa d'onore. Si tratta in essa
d'un amore non dei soliti:
Ben è verace amor quel che m'ha preso
e ben mi stringe forte
quand'io farei quel ch'io dico per lui:
chè nullo amore è di cotanto peso,
quanto è quel che la morte
face piacer, per ben servir altrui.
Questo amore, per cui s'affronta la morte, nacque dal dì che vide
prima quella donna gentile, e d'allora è servo e non si duole, e
tutta la mercede che spera, è far bene, e non pensa a sè, amando,
180