Page 170 - La mirabile visione
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cuor mio? Dove di grazia l'hai messo, che io possa trovarlo? O
rapitrice (rubatrice, latra) di cuori (quella scherana di che è
micidiale e di che è latra, se non del cuore di Dante?), o rapitrice
di cuori, quando mi renderai il mio cuore? Perchè così rapisci?
(rubi) i cuori dei semplici? Perchè fai violenza agli amici tuoi?
che lo vuoi sempre tener con te?" Basta colorire un poco le
parole, e qui avremmo presso a poco la stanza di Dante. Ma
leggiamo ancora: "Quando te lo chiedo (il mio cuore), tu mi
sorridi, e subito addormentato dalla tua dolcezza mi cheto.
Quando tornato in me, lo chiedo ancora, mi abbracci, o
dolcissima, e subito io m'inebrio dell'amor tuo: allora il cuor mio
non discerno dal tuo, nè so chiedere altro che il tuo". Qual è
questa donna? chi a lei parla con tanto languor di dolcezza? La
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donna è Maria; e chi le parla, è il suo fedel Bernardo .
Sia questo, ripeto, per esempio.
E ripeto che il senso anagogico è più là o più su dell'allegorico.
Non maraviglia perciò che nell'ardente figurazione del litterale, si
perdesse di udita quell'eco, che ne aveva a risonare tanto lungi,
senza arrivar mai alle orecchie del volgo.
XV.
RECTITUDO
Nella via non vera, per lui, si mise il Poeta nel 1295. Durante
l'equinozio di primavera del trecento, fingerà poi d'essersi
smarrito e ritrovato in una selva. Poichè la notte era uguale, in
quella stagione, al dì, ed egli uscì della selva al principio del
135 Medit. in Antiph. Salve Regina. Op. II, 750. Veramente la meditazione si
attribuisce ad Anselmo vescovo di Lucca, che visse avanti la nascita di S.
Bernardo.
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