Page 150 - La mirabile visione
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Sentiamo anzi ciò che l'anima dirà:
Amor, Signor verace,
ecco l'ancella tua; fa che ti piace.
È la risposta di Maria all'angelo: ecce ancilla domini: fiat mihi
secundum verbum tuum. Dante pensava a Maria, nel cantare degli
effetti della Donna. Così come il salutare di Beatrice nella Vita
Nova è ricordo della salutazione angelica, che fece beata Maria:
ex hoc beatam me dicent... Di che è sicura prova questo passo:
"Quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore
fosse tal mezzo, che potesse obumbrare a me la intollerabile
beatitudine, ma..." La qual parola obumbrare è presa dal racconto
di Luca evangelista: Spiritus sanctus superveniet in te et virtus
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Altissimi obumbrabit tibi . E che si tratti del medesimo concetto,
riuscirà chiaro leggendo in San Bernardo: "L'ombra del Cristo
ritengo sia la carne di lui, della quale fu obumbrato anche a
Maria, affinchè per il suo riparo (eius obiectu) il fervore e
splendore dello Spirito fosse a lei temperato" . Dante traduce
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obiectus con "mezzo", e rende con le parole "intollerabile
beatitudine" quel fervore e splendore soverchio che occorreva
temperare. In questi ricordi non è sola associazione d'idee, ma
vera riproduzione di quel dolce e misterioso dramma. L'anima è
salutata dall'angelo o dall'angiola; e in ciò l'anima stessa è una
specie di Maria; ma chi saluta l'anima è pure una specie di Maria,
e l'Amore è lo spirito (uno spirito d'Amore, o spiritel d'amore)
che sopravviene. Sapiente invero (per chiarire sì fatto intreccio
mistico), sapiente, cioè come Maria, divien l'anima per il
sopravvenire dell'amor della sapienza, la quale sapienza è una
specie di Maria. Maria rende Maria, la sapienza rende sapiente.
117 Ev. Luc. 1, 35.
118 Bern. Op. I 1328.
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