Page 146 - La mirabile visione
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Ricordate lo Stabat Mater? Nel passo di Dante echeggiano le
parole di quella lamentazione:
Quis est homo qui non fleret?
E specialmente le parole "e' fa peccato chi mai ne conforta", sono
l'applicazione di tali altre:
Fac me tecum pie flere...
Et me tibi sociare
in planctu desidero...
Fac me tecum plangere.
È un dolore necessario e santo; consolarsene è far peccato. Or
quando vediamo tanta somiglianza di dolore e di effetti di dolore,
non crediamo più che sia mera formula quella con cui Dante
inizia il capitolo: "sì come piacque al glorioso Sire, lo quale non
negoe la morte a sè". Nè crediamo che abbiano il solito senso
umano la parola loda e lauda e laudare, così spesso adoperate a
proposito di Beatrice; nè crediamo che la beatitudine di Dante la
quale era "in quelle parole che lodano la donna sua", fosse
qualcosa di terreno. (VN. 18) La lauda di Beatrice somiglia alle
laudi di Maria; e qual sorta di beatitudine sia nel recitare le laudi
della Vergine, ognun sa.
Ma Beatrice, come nel dolore, così nella gloria assomiglia a
Maria. Dante vedeva
li angeli che tornavan suso in cielo,
ed una nuvoletta avean davanti,
dopo la qual gridavan tutti: - Osanna -
e se altro avesser detto, a voi dirèlo.
Beatrice è così assunta in cielo, come Maria. E noi possiamo
dichiarare quel verso, che può sembrare ad alcuno posto per la
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