Page 141 - La mirabile visione
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Canzone, io credo che saranno radi
color che tua ragione intendan bene,
tanto la parli faticosa e forte;
arguiremmo che il verace intendimento della canzone non è
quello che apparisce dalla sua forma amorosa, che è ancora
d'obbligo per il Poeta. La donna va interpretata allegoricamente,
cioè non è donna proprio. Ella invero, come Dante comenta; nè
c'è ragione alcuna di credere ch'egli nel trattato forzi, per sue
ragioni, la lettera; è la filosofia. Ora la filosofia Dante sa bene, e a
lungo dichiara nel Convivio, essere amor di sapienza e di sapere.
(Co. 3, 11 segg.) E in esso trattato e nelle canzoni che vi si
comentano, è distinta sovente filosofia ne' suoi elementi, ma non
sì da farne due persone. O meglio l'un d'essi, l'amore "ch'è parte
di Filosofia", (ib. 14) è personificato talvolta, ma in guisa, dirò,
meglio metaforica che allegorica; anzi meglio filosofica che
poetica. Leggasi, per esempio: "Filosofia per suggetto materiale
qui ha la sapienza e per forma amore, e per composto dell'uno e
dell'altro l'uso di speculazione". (ib. 14) C'è, sì, nella prima delle
canzoni conviviali "uno spiritel d'amor gentile", e nella seconda
"l'amor che... ragiona", e "move cose", e ha parlare che
"dolcemente sona"; ma, pur menando esso all'abito dell'arte e
della scienzia, non perde mai, se non per un po' di tropo quasi
necessario anche a noi, la sua natura d'accidente in sustanzia e di
forma di ciò di cui sapienza è materia. Questo fa vedere che
Dante, pur filosofando, non ha più in mente di fare, per visione,
un cammino in cui, condotto dall'amore o studio personificato,
discendendo e ascendendo, riesca a veder la sapienza. Dante ha
rinunziato alla mirabile visione.
E senza dubbio. Beatrice nella Vita Nova era trasformata a
figurar la sapienza. Ora la sapienza non è più figurata in lei,
bensì, avendo in sè commisto anche l'altro elemento, cioè
l'amore, in una donna che Dante omai deve chiamar "donna".
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