Page 135 - La mirabile visione
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contemplazione: vero. E in esso è la vera beatitudine di questa
vita, che però in questa vita non possiamo aver più, dopo il
peccato d'Adamo. Dante potrebbe in esso rimanere, pago di
quella vera beatitudine? Virgilio invero lascia a lui l'elezione della
seconda parte del viaggio, mentre dichiara di necessità la
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prima . Noi rispondiamo: Virgilio esprime questo concetto: "O
la vita attiva o la vita contemplativa (la qual ultima non si dà
senza un esercizio di vita attiva che disponga) si può scegliere".
Ma sì: come sarebbe mancato in Dante la volontà di salire, dopo
essersi fatto così leggero e nuovo? quando lì era l'anima più
degna, per rapirlo seco e addottrinarlo nei misteri
imperscrutabili? Dante dunque, una volta puro e disposto, non si
sarebbe fermato nel paradiso terrestre. Ma s'intende che in questo
discorso non si tratta d'una vera dimora; perchè Dante giunge sì
al paradiso terrestre vero, ma, con la contemplazione, vi giunge!
Se il monte ha il vero paradiso, cioè quella che era già e non può
esser più la vera beatitudine della nostra vita in terra, il colle
invece è il simbolo di essa beatitudine; è nella Comedia quel che
è il paradiso terrestre nella Monarchia; simbolo esso come è
simbolo quello. Ma come per contemplativi che fossero, i beati di
Saturno quand'erano quaggiù, non erano in Saturno, sebben
godessero una felicità che è figurabile col paradiso celeste, così
gli spiriti attivi di Mercurio non trovavano, nella loro via del
mondo, quaggiù il paradiso terrestre. Ebbero anzi tutt'altro che
quella pace, quella letizia, quell'agevolezza che è in Matelda:
tutt'altro. E anzi gli spiriti attivi pur avendo in vita una beatitudine
che è simboleggiata nel paradiso terrestre, il paradiso terrestre
proprio non l'avrebbero in vita potuto veder mai; perchè sì il
terrestre e sì il celeste non si possono vedere dai viventi se non in
una estasi di contemplazione; ed essi erano attivi, non
100 Osservazione di GPoletto, in Alcuni Studi, pag. 217: "Così è stabilita la
necessità della prima parte del viaggio, lasciando alla libera elezione di
Dante la seconda". E cita un passo di S. Gregorio citato in Summa 2a 2ae
182, 4.
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