Page 129 - La mirabile visione
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questi m'apparve, tornand'io in quella;
e riducemi a ca per questo calle.
Ora lo smarrirsi nella valle o errare nella selva, nella selva
erronea, avanti che l'età sia piena, è bensì un vivere "secondo
senso e non secondo ragione", (Co. 1, 4) un mancare di
discrezione (Co. 4, 8; 24), e di direzione (M. 1, 41; Pur. 16, 82), e
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di libero volere e di lume di prudenza ; ma non è la medesima
cosa che lasciarsi impedir dalla lonza e divenir drudo della lupa o
della fuia . Ebbene noi possiamo credere che nei due
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concepimenti che ebbe Dante adolescente, di dramma interno,
smarrimento e conversione, egli avrebbe trattato, e cominciò
invero a trattare, di ciò che è figurato nella selva, e non di ciò che
è rappresentato nel corto andare verso il bel colle. Perchè, questo
andare significa il mettersi per la via del mondo o attiva o civile,
e il bel colle, simboleggia la beatitudine inferiore che si trova per
quel cammino. Il bel colle rassomiglia il santo monte, come la
felicità di questa vita rassomiglia alla felicità del paradiso
terrestre - figuratus - . Ora qual cenno è nella Vita Nova di tal
risoluzione di Dante? In essa egli dice di essere innamorato di tal
donna, che è la speranza della contemplazione di Dio e la vera
sapienza, la quale non si raggiunge perfettamente se non da morti,
e si può veder sì, anche da vivi, pur che quasi si muoia, si esca di
noi stessi, ci si liberi, per un momento, del peso della nostra
mortalità. Amando lei, era in dritta parte volto, Dante.
Stornandosi, e dandosi altrui, certo cessava di essere volto in
dritta parte, ma tutte e due le volte, che ho detto, prima delle rime
nuove e della mirabile visione, per un inganno d'amore, il quale
amore, la prima volta, suggerì i simulacra, e, la seconda, esso
amore per donna viva gli si mostrava simile e tutt'uno con quello
che lo faceva andar piangendo per la morta. Questo inganno,
90 Vel. La selva oscura.
91 Vel. Le tre fiere; e, spec. qui Il corto andare, pag. 169 seg.
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