Page 122 - La mirabile visione
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che annota FDa Buti al XVI Inferni: (106-123) "Questa corda
           ch'elli avea cinta significa ch'elli fu frate minore; ma non vi fece
           professione   nel   tempo   della   sua   fanciullezza...   Questa   lonza,
           come fu posto nel primo canto, significa la lussuria, la quale
           l'autore   si   pensò   di   legare   col   voto   della   religione   di   San
           Francesco". Con la qual notizia consuona ciò che racconta il
           Boccaccio   delle   riluttanze   di   lui   a   prender   moglie,   mentre   i
           parenti "trovata donna giovane, quale alla sua condizione era
           dicevole, con quelle ragioni che più loro parvero induttive, la loro
           intenzione gli scoprirono. E... dopo lunga tenzone, senza mettere
           guari di tempo in mezzo, al ragionamento seguì l'effetto, e fu
           sposato". Or queste due notizie non s'hanno a buttar via. Si
           consideri   che   il   Butense   è   l'unico   degli   antichi   interpreti   a
           dichiarare a quel modo la corda: non traeva dunque la notizia
           dalla lettera di Dante, poichè anche gli altri ne l'avrebbero tratta;
           se non tutti, molti; se non molti, uno, un altro solo! E il Boccaccio
           ha certo interpretato a modo suo l'ostinazione di Dante a non
           volerne sapere, di quel conforto nuziale; ma quell'ostinazione egli
           non rilevava dal libello, che si vuole quasi unica sua fonte; in
           quel libello c'era il conforto della donna gentile, e c'era il ritorno
           alle lagrime e ai sospiri. C'era in somma il contrario di ciò che
           messer Giovanni dice che Dante, bene o male, si consolò. A me
           pare   che   s'egli   voleva   inventare   il   perchè   e   il   come   del
           matrimonio di tale cui "era... l'amore il quale a Beatrice portava,
           per lo suo troppo focoso desiderio spesse volte noioso e grave a
           sofferire"; di tale, tuttavia, di cui "niuno sguardo, niuna parola,
           niuno cenno, niuno sembiante, altro che laudevole per alcuno si
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           vide mai"  in quella ardentissima passione; di tale, inoltre, che
           raccontava nel libello una sua violenta infermità, con delirio e con
           rischio, e con quel nome nel cuore; mi pare che il Boccaccio
           avrebbe   mosso,  se   inventava   di   suo,   prima  i   parenti   a   stare
           "attenti alli suoi conforti". Verso la Galilea, che tanto è a dire

           85   La V. di D. Testo del c. d. Compendio... per cura di E. Rostagno.


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