Page 121 - La mirabile visione
P. 121

si dedicò; non però dobbiamo credere che, assorto in lamentare la
           donna   sparita,   e   in   dipingere   angeli   e   in   piangere   solingo,
           prendesse   troppa   parte   e   all'insuperbire   degli   altri   grandi   e
           all'ingiuriare   e   al   malumore   contro   a'   popolani   e   alle
           preoccupazioni per lo avvenire: avvenire malfido, chè già un dei
           loro, Giano della Bella, si faceva capo e guida del popolo contro i
           nobili. Quando poi nel 12 di febbraio del 1293 il popolo fu
           afforzato con gli ordinamenti di giustizia, Dante era da più d'un
           anno immerso ne' suoi autori e  libri e scienze. E non si curò,
           vogliam credere, gran fatto di essere, con gli altri grandi, per
           opera di quelli ordini, escluso dalla signoria e gonfalonierato e
           loro collegi. Perchè la visione poetica che gli sorrideva, implicava
           la rinunzia alla vita attiva: era, io ripeto e ripeto, il dramma
           dell'anima la quale, dopo essersi appena provata per i diversi calli
           che le sono avanti, si mette per quello che solo mena alla sua
           pace. (Co. 4, 22) E questo calle non è in quella via che conduce
           all'imperfetta felicità della vita attiva, sì nell'altra che mena a
           quella quasi perfetta della contemplativa. (ib.) La "tragedia" di
           canzoni che lasciò non compiuta, e che inserì nel prologo della
           nuova tragedia o comedia la quale egli prometteva, narrava già e
           doveva meglio narrare poi il viaggio per giungere alla sapienza
           che viventi possiamo quasi vedere per una quasi morte, quando di
           noi restino in vita soli gli spiriti visivi fuor degli strumenti loro;
           quando, cioè, noi vediamo con gli occhi chiusi. Egli raccontava
           già   e   doveva   meglio   raccontare   le   spirituali   vicende   d'una
           professione   religiosa;   poichè   questa   altro   non   è   se   non
           l'abbandono della via del mondo per quella di Dio. E si può
           credere che i sentimenti che esprimeva ed era per esprimere, non
           fossero simulati, come d'un cantor d'amore che cantasse amore
           non   vero.   Si   può   credere   e   si   deve.   Notizie   esatte   sulla
           adolescenza di Dante non abbiamo; ma pur due tradizioni, quanto
           si vuole incerte, che riflettono quella, accennano a un proposito
           suo di incamminarsi verso la Galilea. (Co. 4, 22) Rammento ciò



                                         121
   116   117   118   119   120   121   122   123   124   125   126