Page 104 - La mirabile visione
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stesso, non personificato, ma lasciato quel ch'è, uno accidente in
           sustanzia,   è   detto   "pensiero  che   in   così   vil   modo   vuole
           consolarlo" (38), è detto "desiderio a  cui sì vilmente il cuore
           s'avea lasciato possedere", (39) e "per vile assai" Dante se ne
           teneva.   (37)   E   se   quella   prima   colpa   era   stata   un   consiglio
           d'Amore, anche questa seconda era "uno spiramento di amore".
           (38) E ambedue erano "contro la costanzia della ragione" (39), se
           nelle parole del giovane biancovestito,  Ego tamquam centrum
           circuli, è incluso il concetto d'incostanza. E sì, sì. Quando il
           Poeta, nel primo fatto, protesta di non aver mutato il cuore, dice
           appunto d'essere stato costante; e dunque la colpa che gli si
           poteva   addebitare   era   d'incostanza.   E   colpa   era,   perchè   se
           allegorizzando egli poteva dire che il suo amore per le donne
           dello schermo era simulato amore, parlando proprio doveva dire
           che quelli erano simulacri d'amore, cioè false imagini di bene.
              Dopo il primo pentimento, con l'intervallo di alcuni capitoli e
           rime, è espresso il proposito di prendere nova materia dilettevole
           a udire, (17) troppo alta materia quanto a lui: la "loda di quella
           gentilissima",   e   non   altro   che   questa.   (18)   Dopo   il   secondo
           pentimento, con l'intervallo pur di alcuni capitoli e rime, egli si
           propone "di non dire più di questa benedetta (era morta), infino a
           tanto che e' potesse più degnamente trattare di lei". (42) Allora
           non ardia cominciare e dimorò alquanti dì con disiderio di dire e
           con paura di cominciare o mistica per vederla; passaggio per
           l'inferno,   con   tale   morte   mistica,   al   fine   di   raggiungere   lei,
           adirata,   perchè   l'amatore   ha   seguito   vani   simulacri   d'amore,
           credendo seguir lei cioè il bene; visione della precorritrice, di
           Giovanna,   della   Primavera,   nel   luogo,   forse,   dell'eterna
           primavera;   visione   appresso   lei   della   Beatrice;   rimproveri
           d'incostanza; ascesa, forse, con lei al cielo, dove era dileguata
           come una nebuletta, sebben fosse ancor viva: dannati e beati,
           insomma, scienza e sapienza, o primavera e luce, Giovanna e
           Beatrice. Cominciò.



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