Page 107 - La mirabile visione
P. 107
LA VITA NOVA
I due argomenti, anzi l'unico sdoppiato, sono compresi in quel
libello che Dante chiamò Vita Nova. Che voglia dir vita nova, si
dubita. Certo è ch'ella cominciò per Dante, e secondo lui
comincia per tutti, nove anni dopo la nascita; perchè il libro della
memoria "dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere", ha una
rubrica appunto ai nove anni, la qual dice: INCIPIT VITA NOVA. Nella
Comedia egli usò altra volta queste parole, vita nova: (Pur. 30,
115)
questi fu tal nella sua vita nuova
virtualmente, ch'ogni abito destro
fatto averebbe in lui mirabil prova.
La vita nuova sarà, dunque, quella in cui la virtualità dell'uomo
può cominciare a svolgersi in abiti, destri o sinistri, buoni o
cattivi.
E Dante pensa così: "Incontra che dell'umano seme e di queste
virtù (la disposizione del cielo) più e men pura anima si produce;
e secondo la sua purità discende in essa la vertù intellettuale
possibile... E s'elli avviene che per la purità dell'anima ricevente,
la intellettuale virtù sia bene astratta e assoluta da ogni ombra
corporea, la divina bontà in lei multiplica, siccome in cosa
sufficiente a ricevere quella: e quindi si multiplica nell'anima di
questa intelligenzia, secondochè ricever può: e questo è quel
seme di felicità..." (Co. 4, 21) L'anima di Dante (dice quel
terzetto) era pura e aveva ricevuta la intellettuale virtù bene
astratta, e in lei la divina bontà multiplicava. Ma il medesimo
concetto si esprime poi "pel modo teologico, cioè divino e
spirituale", mentre il modo sopra scritto è "naturale". Dunque
"per via teologica si può dire, che poichè la somma deità, cioè
Iddio, vede apparecchiata la sua creatura a ricevere del suo
107