Page 106 - La mirabile visione
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amata. Da questo fine poetico e filosofico, è molto probabile sia
           stata determinata l'introduzione della donna gentile, poichè quel
           primo duplice episodio non poteva valer più; c'era di mezzo il
           primo pentimento e poi la morte vera della gentilissima. E così
           riprendendo, con altra forma, il medesimo concetto, e lasciando a
           mezzo le rime nove interrotte da quella morte, crea questo nuovo
           smarrimento   o   traviamento.   E   si   veda   con   quanto   identico
           sentimento e fine. Egli vuol trattare dell'inganno che subisce
           l'anima fanciulletta nella sua adolescenza, quando il tallo ha da
           essere "bene culto e sostenuto diritto per buona consuetudine", se
           no, "poco vale la sementa" (Co. 4, 21); dell'inganno; e così, nel
           primo caso è Amore stesso che consiglia e approva i simulacri o
           false imagini, nel secondo, oh! è così pietosa la donna gentile, e si
           faceva d'un color pallido "quasi come d'amore", (36) ed egli si
           ricordava della sua nobilissima donna "che di simile colore si
           mostrava tuttavia", (VN. 36) e dicea tra sè medesimo: "E' non
           puote essere, che con quella pietosa donna non sia nobilissimo
           amore", (35) e per quanto se ne crucciasse molte volte nel suo
           cuore e se ne avesse per vile assai (37), pure pensava di lei:
           "Questa è una donna gentile, bella, giovane e savia, e apparita
           forse per volontà d'Amore, acciò che la mia vita si riposi"! (36)
              Un inganno anch'esso d'amore, o del cuore o dell'animo o
           dell'hormen o dell'appettito sensitivo. Ma la donna, che serve a
           Dante per preparare la favola di questo dramma filosofico, è così
           vana parvenza, che nel Convivio Dante la dichiara un simbolo;
           (Co. 2, 13) nella Comedia Beatrice non ne parla, come avrebbe
           dovuto, o se ne parla, non ne parla come avrebbe dovuto, in
           particolare; bensì, se mai, l'accomuna con le altre vanità che
           hanno sì breve uso. (Purg. 30, 31)





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