Page 108 - La mirabile visione
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beneficio,   tanto   largamente   in   quella   ne   mette,   quanto
           apparecchiata è a riceverne". (Co. ib.) Questo beneficio consiste
           nei doni dello Spirito Santo, che sono come una sementa, il cui
           primo e più nobile rampollo "si è l'appetito dell'animo"; un tallo,
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           come già riferii, che si ha a indurare e rifermare . Or questo tallo
           s'indura e riferma in quella delle quattro età dell'uomo, la quale si
           può assomigliare alla primavera (ib. 23), in quell'età che è entrata
           nella buona vita, e ad essa entrata la buona natura dà certe cose,
           come "alla vite le foglie per difensione del frutto, e i vignuoli,
           colli quali difende e lega la sua imbecillità" (ib. 24); in quell'età
           in cui "l'anima nostra intende al crescere e allo abbellire del
           corpo, onde molte e grandi trasmutazioni sono nella persona"
           (ib.); in quell'età che si chiama adolescenza, nella quale, "dinanzi
           all'entrata di sua gioventute" afferma d'aver parlato (Co. 1, 19); e
           che si può chiamar nova, come in latino novum si aggiunge a ver,
           e in volgare si dice di tutto ciò che risulta "da molte e grandi
           trasmutazioni".  Nova dunque questa  vita, perchè è adolescenza,
           non, come volle alcuno, gioventù. Nella gioventù quel tallo è già
           adulto, e, dritto o storto, non c'è più che fare. Nella gioventù
           l'appetito caccia e fugge, bene o male secondo che fu bene culto
           nell'adolescenza, e secondo che in essa gioventù è bene o male
           spronato e frenato; ma un uomo, in gioventù, è quel ch'è, non
           virtualmente, sì effettivamente. Nella gioventù, la vita che si
           poteva chiamare nuova nell'adolescenza, non è più nuova, se non
           come son nuove certe vie e nuovi certi ponti e castelli antichi. Ma
           di lei non si dice. Nella gioventù è il "colmo della nostra vita", e
           la "perfezione" rispetto a noi medesimi se non rispetto agli altri.
           (Co. 4, 26) Insomma nell'adolescenza l'uomo si va facendo, e
           nella gioventù è bell'e fatto. Dunque Dante dice, incipit vita nova,
           cioè l'età dei molti e grandi trasmutamenti; per tutti, non per lui
           solo. E vuole appunto nel libello trattare di ciò che avviene al
           tallo o del tallo, che dissi, nell'età in cui esso ha da indurarsi e

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