Page 96 - Minerva oscura
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solo quando avrà purgate le sue colpe, il suo volere sarà libero e i
           piedi non sentiranno più fatica: Purg. XII 124), e vede pagare il
           fio prima la superbia, così più volte nominata e qualificata già di-
           sio dell'eccellenza (XI 86); poi la colpa dell'invidia, per la quale si
           è più lieti degli altrui danni che di ventura sua (XIII 110); per la
           quale si appuntano i desiri dove per compagnia parte si scema
           (XV 50); poi il foco d'ira o l'iracondia, che dagli esempi e di virtù
           contraria e di colpa punita, riesce chiaramente un desiderio di
           vendetta. Notevole anzi che i tre esempi di colpa punita, sono
           un'empiezza di madre che uccide il suo pargolo, una non riuscita
           vendetta d'uomo contro uomo, e un suicidio. Appena il Poeta ha
           visitate queste tre cornici ed è salito alla quarta, sente dalla Ra-
           gione dichiarare che ciò che ha veduto piangere di sotto, è il tri-
           forme amor del male; del mal del Prossimo; del Prossimo, non di
           Dio, non di sè, chè non si può odiar Dio, se si vede secundum
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           seipsum o per essentiam (S. 2  2  XXXIV 1), nè sè medesimi, se
           il bene che uno vuole a sè è bene, e non male appreso come bene,
           e se uno ama sè per quello che è principalmente, e non per quello
           che stima di principalmente essere, secundum naturam corpora-
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           lem et sensitivam (S. 1  2  XXIX 4). Si parla dunque, a questo
           punto del Purgatorio, dell'Uomo che sia quello che veramente ha
           da essere: converso al bene ciò è a Dio, che convertit omnia ad
           seipsum; ma solo in quantum est essendi principium, per essen-
           tiam, per seipsum, non per certi suoi effetti: che allora l'Uomo
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           può odiarlo; e l'odio  est aversio quaedam (S. 2  2  XXXIV 1).
           L'odio di Dio e di sè è dunque là nel baratro contrapposto, non
           quassù per il santo monte. Quassù si sconta l'amore del male del
           Prossimo appreso come un bene: colpa dell'errante Amore. E il
           male del Prossimo si amò dai peccatori mediatamente: che imme-
           diatamente essi amarono l'eccellenza, il podere, grazia, onore e
           fama, la vendetta o il soddisfacimento della loro ira; ma per ag-
           giungere questi fini, bramarono la soppressione e il male, in som-
           ma, del Prossimo. Se il Prossimo l'avessero veramente soppresso



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