Page 93 - Minerva oscura
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Prossimo, a sè stessi, a Dio in sè e nella Natura e nell'Arte; poi
           quelli che lo commisero contro gli uomini col concorso della ra-
           gione insieme alla volontà e all'appetito; infine quelli che lo com-
           misero, col concorso detto, contro Dio e chi di Dio più tiene.
           Dentro Dite è dunque l'ingiustizia, o l'offesa alla Giustizia, la qua-
           le avendo due parti più alte e sacre, la Religione e la Pietà, anche
           l'ingiustizia che le offende, più propriamente si avrebbe a chiama-
           re empietà e irreligione. All'orlo di Dite, dentro e fuori, è la non-
           giustizia, per così dire: sono ciò è quelli che operarono bene, ma
           misconobbero Dio, quelli che non operarono male, ma misconob-
           bero la giustizia. Sopra loro sono quelli che trovarono il loro bene
           nell'appagamento dei sensi. All'orlo dell'inferno, di qua e di là
           d'Acheronte, sono quelli che operarono bene ma non conobbero
           Dio vero, quelli che non operarono male, ma non operarono nem-
           meno bene, non avendo scelto tra bene e male. Tutti sono aversi
           da Dio. La Ragione, illuminata dalla Filosofia, spiega all'uomo
           questo ordine di peccati e di punizioni, e dice, poi che Aristotele
           stabilì tre disposizioni cattive, l'incontinenza, la bestialità, la ma-
           lizia; che incontinenza è quella punita nei cerchi secondo, terzo,
           quarto e parte del quinto, e Malizia e Bestialità nell'altra parte del
           quinto, ossia nel sesto, e nel settimo, ottavo e nono. E più indu-
           giandosi sulle colpe di questi gironi dichiara che la malizia (di be-
           stialità non parla ancora) ha per fine l'ingiuria, che è quanto dire
           che ella è una cosa con l'ingiustizia, e questo fine adempie o con
           la forza, e allora si chiama Violenza, o con la frode in chi non si
           fida o con la frode in chi si fida: distinzione, in parte, di Tullio.
           Nella frode è l'intelletto, che non è nella violenza, onde questa è
           poi Aristotelicamente chiamata matta bestialità. La frode in chi
           non si fida rompe solo i vincoli che ci uniscono agli altri uomini,
           offende l'Humanitas, come dice Tullio; quella in chi si fida, rom-
           pe anche quelli più stretti e più sacri che sono in custodia della
           Pietas, secondo Tullio, o della Pietas, e Religio, secondo i teolo-
           gi, che sdoppiarono la parola unica che comprendeva le due idee.



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