Page 80 - Minerva oscura
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te sensitiva, non vive uomo, ma vive bestia'. Queste parole illu-
strano il fatto che quelli che la ragion sommettono al talento, sono
dal Poeta assomigliati ad animali: i lussuriosi a stornelli e poi a
gru, e due d'essi a colombe, in cui il disio precede il volere; i go-
losi, a cani; e a cani, implicitamente, i mali spenditori della cui
voce dice che abbaia, lasciando che equivale a dire che non visse-
ro uomini e perciò vissero bestie, il dichiarare:
La sconoscente vita che i fe' sozzi
Ad ogni conoscenza or li fa bruni .
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E poi a guardia de' golosi è il dimonio Cerbero, che con tre gole
caninamente latra, e de' mali spenditori, Pluto, che è chiamato
maledetto lupo. Ma cani sono anche detti i dannati dello Stige,
come a porci sono assomigliati i gran regi: chè anche di loro si
può affermare che non usarono ragione. Bestie dunque furono e
saranno, se pure non si voglia dire, che non furono mai vivi, che
torna lo stesso; poi che Dante, stesso osserva (Conv. IV 7): '... vi-
vere nell'uomo è ragione usare. Dunque se vivere è l'essere del-
l'uomo, e così da quello uso partire è partire da essere, e così è es-
sere morto'. Ora appunto di quelli rei di viltate, il Poeta dice: che
mai non fur vivi. Ma si sa che i bruti e sono privi di libero arbitrio
a
(S. 1 LIX 3 e passim) e usano 'pur la parte sensitiva (Conv. l. c.)'
o appetito: quell'appetito che, secondo le parole di esso Dante
(Conv. IV 26) 'mai altro non fa, che cacciare e fuggire; e qualun-
que ora esso caccia quello che è da cacciare, e quanto si conviene,
e fugge quello che è da fuggire, e quanto si conviene, l'uomo è
nelli termini della sua perfezione. Veramente questo appetito con-
viene essere cavalcato dalla ragione: chè siccome uno sciolto ca-
vallo, quanto ch'ello sia di natura nobile, per sè senza il buono ca-
valcatore bene non si conduce, e così questo appetito, che irasci-
bile e concupiscibile si chiama, quanto ch'ello sia nobile, alla ra-
50 Inf. VII 53 e seg.
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