Page 77 - Minerva oscura
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se la gente che sospirava nel limo, era per me indubitabile, oltre
           che per altre ragioni, per questa, che l'accidia è, secondo la defini-
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                                                    a
           zione di Gregorio Nysseno (vedi in S. 1  2  XXXV 8), 'tristitia
           vocem amputans', il che dà la spiegazione non solo dell'attristarsi
           di quell'anime che triste furono già in vita, ma anche di non poter
           esse dire il loro inno con parola integra. Ora questi accidiosi asso-
           migliano certo, nell'essere stati e nell'essere tristi, alle 'anime tri-
           ste di coloro Che visser senza infamia e senza lodo'. Le quali in
           altro assomigliano ad altri accidiosi, a quelli del Purgatorio: nella
           pena; poi che e questi e quelli corrono incessantemente. Accidiosi
           dunque potevo riputare anche i vili o ignavi dell'Antinferno: ai
           quali avevo veduto assomigliare in molte parti gl'incontinenti d'i-
           ra dell'Antidite. Sì che entravo a poco a poco nel pensiero che
           come l'Antinferno così l'Antidite fosse popolato d'accidiosi. In
           vero accidioso è chi non fa il bene, poi che accidia è definita 'tae-
                                            e
                                   a
           dium bene operandi (S. 1  LXIII 2  passim)'; e d'uno della fangosa
           gente, e s'intende di tutti, Virgilio dice: 'Bontà non è che sua me-
           moria fregi'. Non fecero dunque il bene. Ma forse perchè lento
           fosse l'amore (Purg.  XVII) che li tirava ad esso? Non propria-
           mente, ma perchè, sotto il predominio dell'irascibile, amavano il
           male. Fecero dunque il male? No: chè allora sarebbero puniti tra i
           violenti. Non fecero dunque nè il bene nè il male, come appunto i
           vili dell'Antinferno, ma con la differenza che questi sciaurati mai
           non fur vivi, ossia non si giovarono della libertà del volere con-
           cesso da Dio per suo maggior dono, e gli incontinenti d'ira ne
           profittarono sì, per amare il male, ma non fecero poi nè male nè
           bene. Sì che come l'Inferno, quanto egli è, non riceve quelli, così
           Dite non vuol questi. Ora questi mi parevano di due ragioni: l'ani-
           me dei vinti dall'ira e la gente che gorgoglia l'inno; ma vedevo
           che avevano tra loro di comune, oltre l'essere nel pantano, la 'Tri-
           stitia'; che negli immobili era significata dalle parole stesse del
           loro canto, e nei rissosi era accennata dal sembiante offeso e di-
           chiarata con l'accento d'uno d'essi: 'Vedi che son un che piango'.



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