Page 74 - Minerva oscura
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doveva ossequio ad essi, anche quando parevano contradire la ve-
           rità meglio apparente. Ora, dunque, riprendevo l'esame della que-
           stione, dalla quale avevo mosso, e domandavo quali erano esse
           anime, e di che ree. Una cosa era chiarissima, che essi, della palu-
           de pingue, come i lussuriosi, golosi, avari e prodighi, avevano
           peccato per quella disposizione che l'Etica chiama incontinenza,
           allo stesso modo che di malizia erano rei i felli dell'ottavo e nono
           cerchio e di matta bestialitate quelli del settimo. E incontinenza è,
           secondo lo stesso Dante (Purg. XVII 136 e segg.), l'abbandonarsi
           troppo con l'amore d'animo a un bene, che è bene sì ma non fa
           l'uom felice; è (ib. 97 e segg.) il non misurarsi che faccia il detto
           amore ne' beni terrestri, è il correre suo nel bene con più cura che
           non dee. E anche nell'inferno egli definisce gl'incontinenti in ge-
           nere, pure adombrando i lussuriosi in ispecie (Inf. V 38 e segg.): 'i
           peccator carnali, Che la ragion sommettono al talento'. Ora il ta-
           lento che è? È quello che Dante chiamò ancora libito; è l'appetito
           sensitivo; anzi, quella sua parte che è detta il concupiscibile. Dun-
           que nei peccatori carnali la ragione non fa più il suo ufficio di
           muovere essa la volontà, la quale è media tra la ragione e il con-
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           cupiscibile (S. 2  2  CLV 3); ma lascia che l'altro la muova a suo
           piacere. E io mi domandavo, con altri molti: Può essere inconti-
           nenza d'altro che di concupiscibile? L'Etica in vero (VII 4) distin-
           gue gl'incontinenti assolutamente, cioè quelli che tali sono intor-
           no ai piaceri del corpo, e gl'incontinenti secondo l'aggiunta intor-
           no a questo o quello. E nel capo sesto distingue gl'incontinenti
           d'ira e quelli della concupiscenza, e dice quelli meno turpi di que-
           sti; quelli in qualche parte seguendo la ragione, e questi no. Vi è
           dunque come un'incontinenza di concupiscibile, così un'inconti-
           nenza d'irascibile, parti, questo e quello, dell'appetito sensitivo; il
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           che conferma Tomaso in molti punti della Somma (2  2  LIII 6,
           CLVI 4, CLVIII 4, CLV 2, CLVI 2). Bene: ma che altro è essere
           incontinente d'ira da essere reo d'ira o violenza o bestialità? E
           pure Dante i rei d'ira pone nel settimo cerchio, dentro Dite, con



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