Page 70 - Minerva oscura
P. 70
infamiae maioris, esso, come correggendo, dice dell'incontinenza
(Inf. XI 84) che men Dio offende e men biasimo accatta. Pone
dunque Dante l'avarizia o meglio il malo spendio tra i peccati car-
a
æ
nali o d'incontinenza, seguendo Tomaso che spiega (1 2 LXXII
2) Potest dici, quod res, in qua delectatur avarus, corporale quod-
dam est; e come il più grave dei tre. Ma questi tre sono pur meno
a
æ
gravi dei peccati spirituali, i quali (S. 1 2 LXXIII 5) 'pertengono
allo spirito, di cui è proprio il volgersi a Dio e l'allontanarsi da
lui, mentre i peccati carnali si consumano nella dilettazione del-
l'appetito carnale, a cui principalmente pertiene volgersi al bene
corporale; e perciò il peccato carnale, in quanto è tale, ha più del-
la conversione, perchè è anche di maggiore adesione; ma il pecca-
to spirituale ha più di aversione, dalla quale procede la ragione
della colpa, e perciò il peccato spirituale in quanto è tale è di
maggior colpa'. Ora il mio dubbio era qui: poi che nel purgatorio i
rei di peccati spirituali non possono essere più con allontanamen-
to da Dio, perchè non sono essi posti nelle cornici superiori? In
æ
a
vero osserva S. Tomaso (2 2 CLXII 6) che 'dalla parte della con-
versione non ha la superbia di che essere il più grande de' peccati:
perchè l'altezza (celsitudo) che il superbo inordinatamente appeti-
sce, secondo la ragion sua non ha la più grande ripugnanza al
bene della virtù'. E pure anche nel Purgatorio pone Dante la su-
perbia come il massimo dei peccati, ponendola nell'ima cornice,
sebbene dichiari ch'ella non altro appetisce se non quella stessa
eccellenza 'che secondo la ragion sua non ha la più grande repu-
gnanza al bene della virtù'. E qui il dubbio si sciolse; diceva infat-
ti Dante:
È chi per esser suo vicin soppresso
Spera eccellenza;
e così della superbia, come dell'invidia e dell'ira, affermava che il
fine era il mal del Prossimo. Aveva dunque Dante concepiti questi
tre peccati, o almeno la superbia, in un modo tutto suo; sì che nes-
70