Page 78 - Minerva oscura
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Ora la Tristizia è 'media tra due passioni dell'irascibile: che segue
           il timore; poi che quando occorra il male che si temeva, se ne
           causa la tristezza; e precede il moto d'ira, perchè, quando dalla
           precedente tristezza alcuno insorge alla vendetta, ciò pertiene al
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           moto d'ira (S. 1  2  XXV 1)'. Sopra tutto ricordavo: 'l'irato ha spe-
           ranza di punire, che appetisce la vendetta come a sè possibile.
           Onde se molto alta sia stata la persona che fece nocumento, non
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           ne segue ira, ma solamente tristizia (S. 1  2  XLVI 1)'. A questo
           mi pareva aver mirato Dante e aver segnata una differenza tra
           peccatori e peccatori nella palude stessa. E ciò era evidente dal
           fatto che fitti immobilmente nel limo sono i primi, per mostrare
           che essi scontano quella passione del concupiscibile, ciò è la Tri-
           stezza, la quale 'importa quiete nel male (S. l. c.)'; e mobili e in-
           quieti sono i secondi, per indicare che essi ubbidirono al moto
           dell'irascibile; ma sino a un certo punto; non essendo giunti a
           fruire di quella 'quiete nel bene' che è il gaudio della vendetta: nel
           bene, poi che 'rendere il male, si apprende come bene (S. l. c.)'.
           Così concludevo: ma dubitavo ancora come potessero essere con-
           siderati incontinenti dell'irascibile sì i quieti e sì gl'inquieti, paren-
           domi che quelli, più tosto che incontinenti, se ne avessero a giudi-
           care privi, poi che il timore aveva impedito le loro azioni e cagio-
           nata la loro tristezza: il timore che è la passione dell'irascibile op-
           posta alla speranza o al desiderio. A ciò rispondevo che inconti-
           nenza si aveva a interpretare disordine o squilibrio, e che essi era-
           no fitti nel limo sotto e presso quelli che dentro esso limo rissava-
           no, per la medesima ragione che di fronte agl'incontinenti nell'a-
           more della ricchezza erano i prodighi, sì che come avari e prodi-
           ghi potevano contenersi nello stesso nome di male spenditori o
           dismisurati nello spendio, così i quieti e gl'inquieti dello Stige si
           potevano definire dismisurati o squilibrati nelle passioni dell'ira-
           scibile. E il Poeta rappresentava sopra loro, in modo molto chia-
           ro, come l'uomo deve essere temperato in tali passioni. Chè Dan-
           te, respingendo l'Argenti, che forse voleva salire sulla barca (me



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