Page 63 - Minerva oscura
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              E tal convien che il male altrui impronti ,

           come Dante definisce. Ed ecco, io comprendeva assai meglio
           come quel della scrofa azzurra e grossa fosse collocato sotto le
           falde del fuoco nello stesso girone di colui che disse: Primus in
           orbe deos fecit timor. Poi che chiaro mi appariva, ora che violenza
           avevo fatta uguale a ira, come violenti potessero essere chiamati
           sì Capaneo e sì lo Scrovegni. Di vero gli usurieri par che adonti-
           no, come d'un'ingiuria, del castigo giustamente dato da Dio agli
           uomini 'di nutrirsi del pane loro nel sudore del loro volto', e si
           fanno ghiotti della vendetta. Ma come può essere vendetta di
           Dio? A questo proposito sapevo bene che il peccatore peccando
           'non può in nulla nuocere effettivamente a Dio, tuttavia da parte
           sua doppiamente fa contro Dio: primamente, in quanto dispregia i
           suoi comandi, secondo, in quanto porta nocumento a qualcuno, a
           sè o ad altrui: il che pertiene a Dio, per il fatto che quegli, cui si
           porta nocumento, si contiene sotto la provvidenza e tutela di Dio
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           (S. 1  2  XLVII 1)'. Ora che è vendetta? Me lo spiegava Dante
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           con l'ultimo verso del ternario sopra scritto, verso che vedevo non
           troppo ben inteso: chè egli dice male tal, come a dire sì fatto o
           uguale, a quello che ha ricevuto, gli bisogna rendere subito a
           quello che glielo ha fatto. Ora è opportuno considerare che secon-
           do Tomaso, che segue Aristotele, tutte le cause d'ira si riducono
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           alla 'parvipensio' o 'despectio', ossia disprezzo (1  2  XLVII 2).
           Dunque l'usuriere si vendica di Dio opponendo al disprezzo il di-
           sprezzo, poi che dispregia per sè natura e per la sua seguace, e
           perciò Dio; come Capaneo, che giace dispettoso ed ebbe e par
           ch'egli abbia Dio in disdegno. Ma come l'usuriere può credere
           d'essere spregiato da Dio? La 'parvipensio' o disprezzo, dice To-
           maso (ib.), 'si oppone all'eccellenza dell'uomo; chè gli uomini ciò
           che in nessun modo stimano essere degno, disprezzano, come è
           detto nel secondo della Retorica: or dai nostri beni vogliamo alcu-

           46   Purg. XVII 121 e segg.


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