Page 59 - Minerva oscura
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Non restava dunque che sapere del secondo, poi che senza con-
corso d'intelletto avevano peccato quelli del primo, come gli omi-
cide, e quelli del terzo, come Capaneo. Ma quelli che privano sè
del mondo, o biscazzano e fondono la loro facoltà e piangono
dove devono essere giocondi, sono così manifestamente pazzi nel
loro operare, che non occorreva che Dante lo dicesse altrimenti
che raccontando che cosa avevano operato. Ora quale era questo
peccato o disposizione cattiva, chiamata malizia che persegue il
suo fine solo con la forza, senza concorso d'intelletto, chiamata
ancora matta bestialitade? Io rileggevo: l'infamia di Creti...
Quando vide noi, sè stesso morse,
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Sì come quei, cui l'ira dentro fiacca ;
poi è in furia, poi è detta ira bestiale; ira folle è chiamata quella
che immolla nel fiume di sangue; un de' centauri, sebben da lun-
gi, minaccia di tirar subito l'arco, e Chiron prende subito uno stra-
le, appena veduti Dante e Virgilio; Pier della Vigna dichiara d'es-
sere stato mosso da disdegnoso gusto e feroce chiama l'anima che
si disvelle dal corpo da sè stessa; di rabbia è ancora compreso Ca-
paneo, che giace dispettoso e i cui dispetti 'Sono al suo petto assai
debiti fregi'. E poi i peccatori che parlano, parlano sdegnosamen-
te, sì che d'ira pare fosse il loro abito da vivi se da morti lo con-
servano: sdegnosamente parla non solo Pier della Vigna della me-
retrice delle corti, ma colui che fe' giubbetto a sè delle sue case, e
ser Brunetto ricordando la città del Batista e il suo ingrato popolo
maligno, e Iacopo Rusticucci, domandando se cortesia e valore
del tatto se n'è gita fuori della sua città, e lo Scrovegni dicendo a
Dante, Or te ne va, e predicendo sventura al suo vicin Vitaliano. Il
loro peccato sarebbe dunque l'ira? Oh! che hanno che vedere So-
doma e Caorsa con l'ira? Nella violenza entra qualche volta bensì
l'ira, ma non è l'ira. Così pensavo e m'indugiavo perplesso.
45 Inf. XII 14 e seg.
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