Page 50 - Minerva oscura
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trista (l'aggettivo degl'invidi) vergogna si dipinse, quando non
potè negare la colpa per la quale era spinto più giù che non sareb-
be convenuto per le altre sue colpe. Era dunque in questa colpa
una vergogna che non era nelle altre. Ora questa vergogna nasce-
va certamente per essere egli stato non uomo soltanto di sangue e
di crucci, ma ancora ladro, ossia per dirla più in generale, fraudo-
lento. E Dante stesso dice che frode più spiace a Dio: perchè fro-
de è dell'uom proprio male; che è quasi correzione in parte e in
parte dichiarazione del detto di Tullio (de off. I 13, 41): 'utrumque
homine alienissimum, sed fraus odio digna maiore'. La ragione
adunque, come distingue gli uomini dalle bestie, così rende più
grave l'ingiuria che si fa con inganno; onde è con più dolore e più
vergogna punita. Di che mi spinsi, poi che della frode, ossia del-
l'invidia e della superbia, sapevo un elemento, la intelligenza, a
cercare gli altri, per vedere non forse avessi errato a credere come
credevo. Questo indagando, mi avvenni a un punto della Comedia
dove è figurato l'Angel d'inferno nell'atto proprio di commettere il
male; e lessi 41
Giunse quel mal voler, che pur mal chiede
Con l'intelletto, e mosse il fummo e il vento
Per la virtù che sua natura diede;
nei quali versi, comunque interpretati, riconoscevo attribuiti al-
l'Angel d'inferno, la volontà, rivolta solo al male, l'intelletto e la
virtù che sua natura diede. Questa virtù naturale, che mi era al-
quanto oscura, mi fu chiarita da un altro luogo del poema, dove si
loda la Natura di creare ancora bensì elefanti e balene, ma non più
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Giganti :
Chè dove l'argomento della mente
S'aggiunge al mal volere ed alla possa,
41 Purg. V 112 e segg.
42 Inf. XXXI 55 e segg.
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