Page 40 - Minerva oscura
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XV.


              Io sapeva, dunque, come e dove era punita la superbia nell'In-
           ferno di Dante. Dove, ora chiedevo, e come, l'invidia? chè subito
           il pensiero da quella scendeva a questa; nè solo perchè nell'ordine
           de' peccati capitali quella è prima e questa è seconda, ma perchè
           l'una trovavo che era considerata madre dell'altra. Diceva infatti
           S. Agostino (De Virg. XXXI) che superbia partorisce invidia nè
           mai è senza tale compagna, e che (Civ. D. XIV 11) l'Angelo malo
           fu superbo e perciò invido. Il che da Agostino aveva appreso
           come Tomaso così Dante, il quale affermava (Inf. I 111 e Par. IX
           129) che l'invidia del primo superbo era stata la cagione di tutti i
           mali al genere umano. Donde inferivo che la superbia era contro
           Dio, la invidia era contro gli uomini. Tanto più che Dante stesso
           dichiarava nel Convito (I 4) che la paritade de' viziosi è cagione
           d'invidia; onde l'invidia, secondo lui, non avrebbe potuto ingene-
           rarsi nell'Uomo contro Dio, sì solo in uomini contro uomini. Nè a
           ciò contradice il fatto che l'Angelo fu mosso da invidia verso
           l'Uomo: perchè quello, in parte simile in parte dissimile da que-
           sto, invidiò per la parte che in esso gli era simile prima: nella feli-
           cità; e volle che l'altro non gli fosse dissimile dopo: nella sventu-
           ra. Adunque Lucifero ebbe invidia di Adamo e lo indusse al pec-
           cato di superbia: il primo superbo tra gli Angeli fece il primo su-
           perbo tra gli uomini. E come l'Angelo fu superbo e perciò invido,
           così anche l'Uomo dalla superbia passò all'invidia, e il peccato di
           Caino seguì quello di Adamo. Invero invido fu Caino, e che Dan-
           te così credesse come tutti, attesta la voce (Purg. XIV 133) 'Anci-
           derammi qualunque m'apprende', che suona nel balzo secondo del
           Purgatorio. E così mi confermava nel pensiero che l'invidia diffe-
           risce dalla superbia in questo, che l'una è contro gli uomini o, a
           dir meglio, contro il Prossimo, l'altra contro Dio; perchè mi pare-
           va chiaro che finchè non erano che l'Angelo e Dio, non potè esse-



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