Page 38 - Minerva oscura
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perciò era disciolto; e così Camicione non si era direttamente so-
praposto a Dio; ma l'uno era stato superbo in quanto aveva com-
battuto con Ercole semidio, sebbene non fosse stato all'alta guer-
ra; e l'altro era stato reo contro i congiunti, di quella reità che è
compresa sotto l'offesa al Principio particolare del nostro essere,
non veramente al Principio universale.
XIV.
Così mi confermavo nel mio pensiero, e altre e molte conside-
razioni facevo, nè trascuravo di spiegarmi come e perchè il conte
Ugolino si nomasse desiosamente, sebbene fosse nell'Antenora;
ma io cercavo una prova manifesta, che permettesse alla mia
mente di non dubitar più, sì che potessi procedere avanti: e la tro-
vai. Sì: nella Ghiaccia era veramente punita la superbia, la quale
si nascondeva sotto il nome di tradimento o di frode in chi si fida.
Era superbia quella e quello, e non altro che superbia, e Dante lo
aveva detto in modo così chiaro che più chiaro non si poteva desi-
derare. Io lessi, come ebbro, in S. Agostino (Civ. D. XIV 13): 'È
bene avere in alto il cuore; non tuttavia verso di sè, che è della su-
perbia; ma verso il Signore, che è dell'obbedienza, che non può
essere se non degli umili. Vi è adunque mirabilmente nell'umiltà
qualche cosa che solleva in alto il cuore, e qualche cosa nell'ele-
vazione, che porta il cuore a basso. Or pare un assurdo, che l'ele-
vazione sia per in giù e l'umiltà in su'. Ecco perchè, dissi io, i pec-
catori della Ghiaccia tengono il viso basso, oltre che sono nell'i-
mo. Ma non era per me una novità, nè per altri, questa. S. Agosti-
no continuava a spiegare come gli umili si esaltavano e si abbas-
savano i superbi, e diceva: 'Avviene ciò che fu scritto: «Li hai ab-
battuti, mentre si elevavano». Che non dice: «Poi che si erano
esaltati», quasi che prima si elevassero e poi fossero abbattuti; ma
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