Page 16 - Minerva oscura
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viaggio come chi, dopo lungo incerto errare nell'ombra e nella pe-
nombra vide poi chiara a giorno fatto la via non veduta bene
quando la percorreva nella notte e all'alba, e la descrive altrui
quale la scorse al sole e non quale la intravide al buio o nella cali-
gine; ma come chi guidando per un cammino già trito da lui un
altro uomo nuovo di quello, voglia lasciargli provare tutti i dubbi
e gli sconforti della via, per non menomargli la gioia del giunge-
re, dopo aver brancolato; cioè di scoprire, dopo aver ignorato.
Egli si mostra sin da principio, scolare diffidente e pellegrino ti-
moroso. L'esito del viaggio e dell'insegnamento non fa sì che egli,
nel raccontare, ci nasconda tale timore e diffidenza.@Dante s'ab-
bandona subito del venire, dove Virgilio gli ha detto di menarlo,
solo per fuggire il male della lupa, e 'peggio'; ma appena mosso
con lui, disvuol ciò che volle, e Virgilio, per guarirlo della sua vil-
tate e della sua tema (il linguaggio di Dante avrebbe fatto solo
credere a una ispirazione di modestia), gli narra perchè venne,
minutamente riferendogli non solo che ne fu pregato da Beatrice,
ma che Beatrice fu mossa da Lucia e Lucia dalla Donna Gentile:
Dunque che è? perchè, perchè ristai?
Perchè tanta viltà nel core allette?
Perchè ardire e franchezza non hai?
Poscia che tai tre donne benedette
Curan di te nella corte del cielo,
E il mio parlar tanto ben t'impromette? 10
La virtù stanca di Dante si rinvigorisce, l'ardire gli corre al
cuore; ma è solo la menzione delle tre donne benedette che lo fa
tornare nel suo primo proposito. O non bastava dunque il 'parlare'
di quello che di lì a poco egli chiama duca, signore e maestro?
No: non bastava più, appena Dante fu libero del pericolo immi-
nente. E perchè? pare che il perchè sia incluso nella preghiera
volta al poeta:
10 Inf. II 121 e segg.
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