Page 11 - Minerva oscura
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II.


              Io pensava:
              La sua Comedia volle Dante che parlasse 'faticosa e forte'; e
           certo egli credeva, come e più che per la canzone «Voi che, inten-
           dendo», che radi avessero a essere coloro che intendessero bene
           sua ragione, pago che la bellezza ne fosse veduta, se la bontà
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           meno ne era sentita . Certo egli avverte nel poema stesso e di na-
           scondere la dottrina sotto il velo dei versi e di volere ben forniti
           di dottrina i suoi lettori; d'essere cioè forte od oscuro, e faticoso o
           duro. Avanti le porte di Dite, quando le feroci Erine domandano il
           Gorgon e il Maestro chiude gli occhi a Dante, questi interrompe il
           racconto, che séguita col fracasso sonante per le torbide onde, di-
           cendo al lettore:

              O voi, che avete gl'intelletti sani,
                Mirate la dottrina che s'asconde
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                Sotto il velame degli versi strani .
           Così nella valletta dei fiori, finito l'inno della Compieta, prima di
           narrare lo scendere dei due angeli e il venire del serpente, si volge
           pure al lettore:

              Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero,
                Chè il velo è ora ben tanto sottile,
                Certo, che il trapassar dentro è leggiero .
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              Il velo è della lettera, è la sentenza letterale, il di fuori, e il
           vero è quello che si nasconde sotto il manto di quella favola: il di


           1   Canzone 'Voi che intendendo', Tornata, v. 1-3 e Convivio II cap. XII.
           2   Inf. IX 61 e segg.
           3   Purg. VIII 19 e segg.


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