Page 10 - Minerva oscura
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zia', in fondo alla piaggia. E la palude è piena di strepito d'anime
           che rissano tra loro e di scoppi di bolle che vengono da altre ani-
           me fitte nel fango. Essi girano per un grande arco del margine e si
           trovano avanti una torre. La torre accenna con due fiamme sulla
           cima, e un'altra di lontano rende il cenno. Una barca s'appressa
           nel buio, e il barcaiuolo grida sinistramente. Entrano, vanno. A
           Dante apparisce, pieno di fango, il nemico morto che non ricono-
           sce lui e forse vuol salire nella sua barca; ma è da lui riconosciuto
           e respinto. Una scena infernale di odio e di sdegno e di giusta
           vendetta e di rabbia impotente e di battaglia tra morti, tramezza il
           viaggio della mezzanotte. Il vocio dei dannati s'allontana; ed ecco
           avanti avanti un immenso lamento, in fondo in fondo un rosseg-
           giare di fuoco: è una città di ferro incandescente, Dite, il vero In-
           ferno. Sbarcano,  e per la  prima  volta Dante  vede i  'da'  ciel
           piovuti'; per la prima volta è lasciato solo; per la prima volta vede
           il Maestro, con gli occhi alla terra, dubitare e sospirare, l'ode par-
           lare con parole tronche e raccontare una tetra storia di scongiuri e
           di luoghi fondi e bui. Lo interrompe l'apparizione delle Furie, vie-
           ne in volta il Gorgon, e Virgilio chiude gli occhi a Dante con le
           sue mani. Quando egli è così senza vista, sente come l'appressare
           di un temporale. Viene il liberatore, un Messo del cielo che con
           una verghetta apre le porte di ferro. È il risveglio, finalmente: e
           Dante si trova in un cimitero con gli avelli scoperchiati, donde
           escono fiamme. Tra il sommo del pericolo, quando sulla cima
           della torre rovente si mostra il Gorgon, e il risveglio, è un ammo-
           nimento agli intelletti sani che sembra un lampo il quale aprendo
           a un tratto le tenebre, le lascia più nere e inerti che mai. Or qui,
           più che in ogni altro luogo e momento, è dubbio e oscurità. Stige,
           torri, Flegias, parole di Virgilio, Furie, Gorgon, Messo: tutto mi-
           stero. Ma nello Stige, che cinge la città dolente, 'il fummo è più
           acerbo'.







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