Page 5 - Minerva oscura
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GASPARE FINALI
Eccell.mo Senatore,
questo mio studio fu già pubblicato, sebbene con alcuna varie-
tà, nel Convito di Adolfo de Bosis, del mio Adolfo, uno dei cuori
più nobili e degl'ingegni più forti che mi sia stato e mi sia per es-
sere concesso di ammirare e di amare. In quel Convito, in cui
elettissimi spiriti offrirono (con quale frutto di lodi e di grazie,
Adolfo dirà) ai loro cittadini coppe ideali, ferventi di pensiero ge-
neroso, Χαι̃ρε καὶ πω̃ τάνδε dicendo col poeta di Mytilene, an-
ch'io fui così ardito di propinare; e pòrsi, tra altro, questi Prolego-
meni della Minerva Oscura, quanto a dire, la chiave per entrare
nel mistero di Dante. Era da cinque o sei anni il mio lavoro segre-
to e prediletto: lo meditavo per giorni interi e ne sognavo (sorrida
o rida chi vuole; ma è vero!) le notti. Era la mia compagnia, il
mio conforto, il mio vanto. Dai dispregi che mai non mi sono
mancati, io mi rifugiava nell'oscuro Tesoro delle mie argomenta-
zioni e divinazioni; le contavo e ripetevo, e ne uscivo raggiante di
solitario orgoglio. Aver visto nel pensiero di Dante! Io ricordava
spesso quella affermazione, che si legge nel Convivio di lui e che
è riportata nel Cap. III di questi Prolegomeni: La vera sentenza....
per alcuno vedere non si può, s'io non la conto; ed estendevo alla
Comedia ciò che egli dice delle canzoni conviviali; e soggiunge-
vo: E io, la vera sentenza, io l'ho veduta! Sì: io era giunto al Polo
del mondo Dantesco, di quel mondo che tutti i sapienti indagano
come opera d'un altro Dio! Io aveva scoperto, in certo modo, le
leggi di gravità di questa altra Natura; e quest'altra natura, la ra-
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