Page 9 - Minerva oscura
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Conoscere e descrivere la mente di Dante sarà mai possibile?
Egli eclissa nella profondità del suo pensiero: volontariamente
eclissa. Io già mi posi in cuore di seguirlo in una di queste spari-
zioni, nella quale, dopo aver detto, Mirate, egli lascia i nostri oc-
chi in mezzo alla caligine. Se vedo questa volta, io dicevo, vedrò
sempre, se lo comprendo in questa parte, lo comprenderò nel re-
sto.
I.
Il luogo oscurissimo è dal VII al IX dell'inferno. E l'ora del
tempo è mezzanotte. È mezzanotte quando il Poeta scende con
Virgilio 'a maggior pieta', mentre era vespro quando si 'apparec-
chiava a sostener la guerra Sì del cammino e sì della pietate'. Ca-
dono le stelle e persuadono il sonno: è l'ora che Enea, con voce
che noi sentiamo risonare nei versi di Virgilio, grave e quasi vela-
ta, si fa a narrare l'ultima notte di Troia. E Dante che già nella
sera, nel silenzio e sopore universale, si sentiva solo a vegliare di
tutti i viventi, ora a mezzanotte pare oppresso da un sogno sogna-
to per tutto il durare d'un viaggio notturno. E il viaggio pare uno
di quelli che possiamo ricordare d'aver fatti da fanciulli (Dante è
come un fanciullo vicino a Virgilio), un poco a piedi, poi portati
di peso in carrozza, poi discesi senza averne coscienza intera, bal-
zati di qua e di là, tra cigolii e schiocchi e scricchiolii e tonfi, con
qualche carezzevole parola mormorata all'orecchio in mezzo a un
rotolare continuamente e sordamente fragoroso. L'Ombra e il Vi-
vente scendono accompagnati dal gorgoglio assiduo di un fossato
di acqua buia, e questo fossato si fa palude, la palude della 'Tristi-
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